CAPITOLO TRE

1426 Words
CAPITOLO TRE Mackenzie si stupì quando vide che l’auto di servizio affidata a Thorsson e Heideman era una Suburban. Dopo il suo rottame di macchina e le auto a noleggio che aveva utilizzato negli ultimi mesi, le sembrava di viaggiare nel lusso, seduta sul sedile posteriore con Ellington. Tuttavia, quando un’ora e dieci minuti più tardi giunsero sulla prima scena, era quasi contenta di scendere. Non era abituata a lussi del genere e si sentiva un po’ a disagio. Thorsson parcheggiò sul margine della Route 14, una strada secondaria a due corsie che si snodava tra le foreste dell’Iowa rurale. Gli alberi fiancheggiavano la carreggiata su entrambi i lati. Mentre percorrevano quella strada, Mackenzie aveva visto alcuni sentieri sterrati che sembravano dimenticati da tempo; l’accesso era bloccato da una catena sottile legata a due pali ai margini della strada. A parte quello, non c’era niente se non alberi. Thorsson e Heideman li accompagnarono superando alcuni poliziotti del posto, che li salutarono frettolosamente quando passarono. Più avanti, davanti alle due auto della polizia parcheggiate, c’era una Subaru rossa. Tutte e due le gomme dal lato del guidatore erano completamente a terra. “Come sono le forze dell’ordine di qui?” chiese Mackenzie. “Esigue” disse Thorsson. “Il paese più vicino si chiama Bent Creek. La popolazione è di circa novecento abitanti. La polizia è composta da uno sceriffo – che è qui insieme agli altri due poliziotti – due vice e sette poliziotti. Si erano fatti avanti anche alcuni agenti di Des Moines, ma si sono ritirati quando siamo arrivati noi. Adesso è un problema dell’FBI.” “In altre parole, sono contenti che siamo qui?” chiese Ellington. “Oh, assolutamente” disse Thorsson. Si avvicinarono all’auto e ci girarono intorno. Mackenzie si voltò verso i poliziotti. Solo uno di loro pareva interessato a quello che facevano gli agenti dell’FBI. A lei stava bene così. Ne aveva avuto abbastanza dei poliziotti di provincia che li intralciavano, rendendo le cose ancora più complicate di quanto già non fossero. Sarebbe stato bello affrontare un caso senza doversi preoccupare di ferire l’ego dei poliziotti locali. “Le impronte digitali sono già state prelevate?” chiese Mackenzie. “Sì, stamattina” disse Heideman. “Fate pure.” Mackenzie aprì la portiera del passeggero. Una rapida occhiata le rivelò che, anche se le impronte erano state prelevate, nessun oggetto era stato raccolto ed etichettato come prova. Sul sedile del passeggero c’era ancora un cellulare e sul cruscotto un pacchetto di chewing gum era posato su fogli di carta ripiegati. “Questa è l’auto della scrittrice, giusto?” chiese Mackenzie. “Esatto” confermò Thorsson. “Delores Manning.” Mackenzie continuò ad esaminare l’auto. Trovò gli occhiali da sole di Delores, una rubrica quasi vuota, alcune copie del libro La casa di latta abbandonate sul sedile posteriore e degli spiccioli sparsi qua e là. Nel bagagliaio c’era solo uno scatolone, che conteneva diciotto copie di un libro scritto da Delores Manning, intitolato Un amore ostacolato. “Anche qui sono state cercate le impronte?” chiese Mackenzie. “Non credo” disse Heideman. “È solo uno scatolone di libri, no?” “Sì, ma ne mancano alcune copie.” “Era appena stata alla presentazione del libro” disse Thorsson. “È molto probabile che le abbia vendute o regalate.” Non valeva la pena discutere di quello, perciò lasciò perdere. Prese due dei libri e li sfogliò. Su entrambi c’era la firma dell’autrice sul frontespizio. Rimise i libri nello scatolone e iniziò a studiare la strada. Camminò lungo il margine in cerca di rientranze dove potesse essere stato incastrato qualcosa per bucare gli pneumatici. Guardò Ellington e vide con piacere che era già all’opera. Da dove si trovava, riusciva a vedere i frammenti di vetro ancora conficcati nella gomma. Più avanti, lungo la strada, c’erano altri vetri. I raggi del sole che riuscivano a filtrare attraverso gli alberi si riflettevano su di essi in un modo che era stranamente bello. Mackenzie si avvicinò, accovacciandosi per guardare meglio. Era lampante che i vetri fossero stati messi lì intenzionalmente. Si concentravano vicino alla linea di mezzeria. I frammenti erano sparsi qua e là come sabbia, ma in quel punto erano ravvicinati, per assicurarsi che una macchina ci passasse proprio sopra. Sull’asfalto rimanevano alcuni frammenti più grossi; a quanto pareva, l’auto li aveva schivati, dato che non erano stati sbriciolati. Mackenzie ne prese uno in mano per esaminarlo. A prima vista il vetro era scuro, ma quando lo osservò meglio, Mackenzie notò che era stato dipinto di nero. Per smorzare il riflesso dei fari, pensò. Qualcuno che guidava di notte avrebbe visto i vetri illuminati dai fanali... ma non se questi erano dipinti di nero. Selezionò alcuni campioni e provò a grattarli con le unghie. Il vetro sottostante era di due colori diversi; per lo più trasparente, ma alcuni avevano una leggera sfumatura verde. Era troppo spesso perché si trattasse del vetro di una bottiglia. Sembrava piuttosto opera di un vasaio. In alcuni punti era spesso quasi quattro centimetri. “Qualcun altro ha notato che il vetro è stato colorato con della vernice spray?” chiese. Fermi sul ciglio della strada, i poliziotti si scambiarono sguardi confusi. Persino Thorsson e Heideman sembravano perplessi. “Direi che la risposta è no” disse Thorsson. “È stato raccolto qualche campione per le analisi?” proseguì Mackenzie. “Raccolto, sì” disse Thorsson. “Ma non ancora analizzato. C’è già una squadra che se ne sta occupando. Dovremmo avere i risultati entro un paio d’ore. Immagino che ci confermeranno che è stato colorato.” “E questo vetro non si trovava in nessuno degli altri luoghi, giusto?” “Esattamente.” Mackenzie si rialzò, continuando a fissare i vetri mentre cercava di stilare mentalmente un profilo della persona a cui dovevano dare la caccia. Niente vetri sulle scene degli altri rapimenti, rifletté. Questo significa che l’attacco a questa donna era mirato. Perché? Forse negli altri due casi si è trattato solo di una coincidenza. Forse il sospettato si trovava nel posto giusto al momento giusto. E in quel caso, si trattava definitivamente di uno del posto – un criminale di provincia, non di città. Però era furbo e calcolatore. Non era uno che improvvisava. Ellington la raggiunse per osservare lui stesso i vetri. Senza sollevare lo sguardo, le chiese: “Hai delle teorie?” “Qualcuna.” “Ad esempio?” “È un uomo di provincia. Probabilmente uno del posto, come avevamo pensato. Credo anche che questo rapimento sia stato premeditato. Le ruote forate... l’ha fatto di proposito. Sulle altre scene non c’erano vetri in strada, li ha messi solo in questo caso. Questo mi porta a pensare che gli altri due sequestri siano stati casuali. Ha solo avuto fortuna. Stavolta invece... ci ha messo del suo.” “Pensi che sarebbe utile parlare con la famiglia?” le chiese Ellington. Mackenzie non capiva se la stesse mettendo alla prova, un po’ come aveva fatto Bryers, oppure se il suo fosse puro interesse per il suo metodo di approccio. “Potrebbe essere la via più rapida per ottenere risposte” rispose. “Anche se non ci porta a niente, sarà un compito portato a termine.” “Sembri un robot se parli così” commentò Ellington con un sorriso. Ignorandolo, Mackenzie tornò alla macchina da dove Thorsson e Heideman li osservavano. “Sappiamo dove vive Delores Manning?” chiese. “Dunque, lei vive a Buffalo, nello Stato di New York” disse Thorsson. “Ma ha dei famigliari vicino a Sigourney.” “Si trova qui in Iowa, giusto?” “Proprio così” confermò Thorsson. “La madre vive a dieci minuti dal paese. Il padre è morto. La famiglia non è ancora stata informata della sua scomparsa. Per quanto ne sappiamo, è sparita da poco meno di ventisei ore. Anche se non possiamo saperlo con certezza, dobbiamo considerare anche l’ipotesi che abbia fatto una visita ai famigliari, dato che si trovava nelle vicinanze per la presentazione del suo libro a Cedar Rapids.” “Credo che bisognerebbe informarli” disse Mackenzie. “Sono d’accordo” fece Ellington, raggiungendoli. “Be’, fate pure” ridacchiò Thorsson. “Sigourney è a circa un’ora e un quarto da qui. Vorremmo tanto venire con voi” aggiunse sarcastico, “ma questo non rientra nei nostri ordini.” In quel momento, uno dei poliziotti si avvicinò. Il distintivo indicava che era lo sceriffo. “Avete bisogno di noi qui?” chiese. “No” disse Ellington. “Anche se forse potrebbe dirci il nome di un albergo decente da queste parti.” “Ce n’è solo uno, a Bent Creek” disse lo sceriffo, “quindi è l’unico che posso suggerirvi.” “Perfetto, allora seguiremo il suo consiglio. Se potesse anche raccomandarci un autonoleggio a Bent Creek...” “Me ne occupo io” disse lo sceriffo, senza aggiungere altro. Sentendosi un po’ disorientata, Mackenzie tornò alla Suburban e si accomodò sul sedile posteriore. Mentre gli altri tre agenti prendevano posto, Mackenzie iniziò a pensare alle stradine sterrate lungo la Route 14. Chi era il proprietario? Dove portavano quei sentieri? Mentre si dirigevano a Bent Creek, quelle strade di campagna facevano sorgere in Mackenzie sempre più interrogativi... alcuni più urgenti di altri. Li tenne a mente mentre ripensava ai frammenti di vetro sulla strada. Cercò di immaginare qualcuno che li pitturava con l’intenzione di fermare una macchina. Non era semplicemente un’azione deliberata. Richiedeva un’accurata premeditazione e una conoscenza del traffico notturno lungo la Route 14. Il nostro uomo è pericolosamente furbo, pensò. È anche un pianificatore e sembra prendere di mira solo le donne. Mentre stilava il profilo di quell’uomo, iniziò a provare una sensazione di urgenza... doveva agire in fretta. Quasi lo percepiva, nascosto lì vicino, tra quelle strade di campagna circondate da alberi, a rompere vetro e spruzzarlo di vernice nera. Progettando di rapire la prossima vittima.
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD