Scrollo le spalle. “Andremo ciascuno per la sua strada.” Non che ci sia niente a trattenermi a Tucson.
“E se io non volessi lasciarti andare?”
“Sarebbe una sventura.”
Non guardo il vampiro negli occhi – non sono idiota, cazzo – ma lancio uno sguardo torvo in direzione del suo mento. Non ho mai sfidato o minacciato il re – non ancora – ma riceve il messaggio e sospira, riappoggiandosi allo schienale del suo trono. La sua veste di velluto scivola da una spalla, mostrando i forti muscoli sottostanti. Farà anche la scena da pigrone, ma non è certo flaccido e di sicuro sa combattere. Anche se non avesse super riflessi e poteri da vampiro.
“Quindi capisci perché ti ho chiamato qui. Vorrei esplorare delle alternative ai nostri accordi.”
Cazzo. “C’è una sola cosa che voglio.” E se Frangelico non può darmela, non so come potrò ottenerla.
“Di certo ci sono altre cose che vuoi. O magari… certe persone.”
La rossa. La sua immagine mi si apre in testa prima che possa cacciarla. Quel dolce visino lentigginoso che mi accoglie quando torno a casa, chinandosi verso di me per darmi un bacio.
Caccio via la fantasia. “No. Niente. Te l’ho detto all’inizio. È tutto o niente.” La mia rotta è stata stabilita molto tempo fa.
Una donna grida. Mi irrigidisco, ma non mi volto. Non amo il fatto che i versi di dolore siano diventati una routine. Poi colgo uno scorcio di colore ramato e ruoto su me stesso.
Benny ha preso la rossa – la mia rossa – e l’ha legata a una corda che pende dal soffitto. Le sta colpendo la schiena con una pesante frusta: ogni sferzata le lascia un segno. È nuda, danza sulle punte dei piedi, si contorce per sfuggire ai colpi. I nastri di pelle della frusta le si avvolgono attorno ai fianchi e arrivano a lambirle i seni. Grida e sento una sfumatura di paura nel tono, non le note basse che indicano piacere.
Prima di rendermene conto, ho attraversato la stanza e sono faccia a faccia con il vampiro. La frusta è a terra tra di noi, spezzata in due.
Benedict si mostra sorpreso, ma subito vela la sua reazione e mi guarda con un ghigno. Si gira di nuovo verso la rossa tremante. Gli afferro un braccio.
“No. Non le farai del male.”
“Ne ho il permesso,” ringhia. Ringhio a mia volta in risposta e lui scompare, riapparendo dall’altra parte del locale. Fottuto codardo.
Mi giro di nuovo verso la rossa e scopro che un altro vampiro ha preso il posto di Benny. Un vampiro alto e con la faccia da patrizio, quello che prima le stava dando ordini. Il suo sottomesso di prima non si vede in giro.
“Cosa significa tutto questo?” tuona, guardandomi dall’alto in basso, anche se sono quasi della sua stessa altezza. “Benedict aveva il mio permesso.”
“Lo spettacolo è finito. Liberala. Lei ha finito.”
“È mia, e decido io quando ha finito.” Il vampiro fa un passo verso un tavolo pieno di oggetti, e lo blocco.
“Richiama il tuo cane,” dice al re.
Frangelico inarca un sopracciglio. Non si danno ordini al re.
“Non sono un cane,” ringhio. “Sono un orso.” Il mio grizzly sta per uscirmi dalla pelle e iniziare una zuffa in mezzo al locale. Vedremo quanto sono robusti in realtà questi mobili.
“Augustine,” dice Frangelico con tono biascicante e tinto di disapprovazione. Mi irrigidisco. Non l’ho mai visto prima, ma sono sicuro che Augustine sia uno dei luogotenenti di Frangelico. “Sai bene quanto me che non gli do ordini. È proprio per questo che l’ho assunto. Lui è qui per assicurarsi che seguiate le regole.” E detto questo, il re vampiro si volta e ci congeda definitivamente.
Le labbra di Augustine si arricciano, mostrando le zanne. “Non ho infranto nessuna regola.”
“Hai prestato la tua ragazza a un vampiro che le stava facendo del male.” Accanto a noi, la rossa lentamente ruota, appesa al cappio che le tiene i polsi. Cazzo, le fa bene alla circolazione? Vedo delle striature sulla sua pelle, numerose quasi quanto le sue lentiggini. Alcune mostrano addirittura delle tracce di sangue. Benny l’ha davvero conciata per le feste.
“Se si voleva fermare, poteva usare la parola di sicurezza.” Il vampiro fa un cenno impaziente e un cameriere gli offre qualcosa da bere. Augustine beve avidamente, asciugandosi l’acqua dalle labbra. Non offre niente alla sua sottomessa punita.
Il corpo della rossa è floscio, gli occhi socchiusi. Le scruto il volto e le sollevo delicatamente una palpebra per controllare le pupille. “È troppo fatta per poter pronunciare la parola di sicurezza.” Non sarò un esperto di questa roba, ma so come funzionano le endorfine. Più se ne sprigionano, e più la sottomessa è troppo drogata per poter addirittura parlare.
“Le piace.” Il vampiro va al tavolo e prende un frustino. Mi piazzo tra lui e la rossa. Tra il vampiro e la sua preda. Probabilmente è la prima volta che qualcuno dice di no a questo qui.
Augustine sembra scioccato. Aria che addosso gli sta benissimo.
“Ho detto basta.”
“Molto bene. Tanto è ora di andare a cena.” Con uno schiocco di dita, ordina a un altro servitore del club di avvicinarsi e sciogliere la fune dai polsi della giovane donna.
Lei si accascia; una cascata di capelli rossi le ricade sul volto ricoperto di lentiggini. La testa si reclina sul petto. È completamente fatta di endorfine. Altro sangue dolce. Una consenziente vittima sottomessa ai vampiri.
Non sono affari miei. Non dovrei immischiarmi. Ma le labbra della rossa si dischiudono, lei si volta verso di me e sento il suo odore…
E improvvisamente capisco perché ha attirato il mio interesse.
Mi chino in avanti. È una mutante. Non una lupa né un’orsa, ma qualcosa di simile. Una volpe, forse. Spiegherebbe i capelli rossi. Lancio un’occhiata in mezzo alle sue cosce. È per lo più rasata, eccetto per un piccolo ciuffo. Rossa naturale. Decisamente una volpe.
Come ho fatto a non notare il suo animale prima? Probabilmente perché è timida, sottomessa. E poi per tutto il miscuglio di odori dei vampiri nel locale. Gli animali preda non si fanno riconoscere come dominanti. E questa è dolcissima. Il mio orso sta lottando per saltare fuori e portarla via, al sicuro, in un posto oscuro dove poterla proteggere.
I miei istinti lottano un secondo. Ma devo ricordare perché sono qui. Deglutisco e faccio un passo indietro, comportandomi in modo disinteressato. Un buttafuori più preoccupato della reputazione del club che della protezione dei sangue dolce consenzienti. “Frangelico sa che state banchettando con una mutante?”
“Appartiene a me.”
“I mutanti non appartengono ai vampiri.”
“Dice l’orso guardiano del re.”
Tecnicamente io e il re dei vampiri abbiamo una collaborazione, ma non correggo il vampiro.
Con un sorriso malvagio, Augustine schiocca le dita. Un minuto più tardi, dei servitori del locale hanno fornito una sedia per Augustine e la sua sottomessa. La muove tra le sue braccia, sistemando quasi con tenerezza il suo corpo floscio, mentre guardo. Stringo i pugni mentre le dita di Augustine si stringono attorno ai capelli ramati, tirando indietro la testa della donna per scoprirle il collo. Senza cerimonie o gentilezza, colpisce come una vipera, affondandole le zanne nella carne. Il corpo della donna si contorce, ma il suo sguardo estatico si fa più intenso.
Vaffanculo. Mi giro e torno verso il trono, al centro della stanza.
“Possiamo farglielo piacere, sai,” dice Frangelico. Tiene in mano un calice pieno di liquido rosso. Bella scenetta, ma è solo vino.
Un sussulto mi fa girare. La rossa si dimena tra le braccia del suo padrone vampiro, l’estasi che si trasforma in angoscia. Augustine mi lancia un’occhiata malefica. Le sta facendo male apposta. Le mani della rossa battono contro la sua giacca. Il sangue le macchia la pelle bianca, la camicetta. Il vampiro sta facendo un casino.
Le grida della donna si fanno più acute, diventano cariche di ansia.
“Lasciala stare,” ringhio.
“Augustine,” dice Frangelico con voce morbida, prima che io possa raggiungerlo a grandi passi. Il giovane vampiro si volta ringhiando, ma abbassa gli occhi. “Basta,” ordina il re, e Augustine china la testa e fa cenno a un dipendente del locale perché porti via la ragazza.
“Non puoi salvarle tutte dal sadismo che io stesso ho generato,” mormora Frangelico, mentre guardo la rossa scomparire dietro alla tenda di un’alcova privata. Ora è al sicuro. Per la prossima ora starà avvolta in una coperta, le daranno succo d’arancia e cioccolato e qualsiasi altra cosa le serva per tornare in qua. Per un momento mi trastullo con l’idea di scostare quella tenda, cacciare via a calci il dipendente del club e prendermi cura di lei di persona. Rigetto il pensiero non appena affiora nella mia mente. La rossa è carina, ma non è affar mio.
Il mio orso grida in segno di protesta.
Quando mi giro, il re dei vampiri mi sta guardando attentamente. Scuoto la testa. “Non intendo salvarle. Come hai detto tu, a loro piace.”
Il re mi guarda al di sopra delle dita intrecciate. “Questo locale si occupa di ogni sorta di desiderio. C’è chi desidera il piacere mescolato al dolore. Abbiamo una parola per definirli: sangue dolce.”
“Sì, lo so.” I vampiri amano i masochisti. Il dolore rilascia endorfine che rendono il sangue più dolce, o qualche cagata del genere. Sto per dire a Frangelico dove può infilarsi il suo sadismo, quando un odore mi arriva alle narici. Lupo.
“Frangelico,” chiama una voce femminile. Una lupa vestita di pelle avanza verso di noi, seguita da un enorme lupo con un piercing al sopracciglio. Sheridan e Trey. Rivolgo a Trey tutta la mia attenzione. Io e lui non andiamo d’accordo. Una volta facevo il buttafuori al suo Fight Club, ma quando ha scoperto che lavoro anche qui, le cose sono degenerate. Velocemente.
Appena Trey mi vede, mostra i denti. La sua donna gli posa una mano sul braccio e mormora: “Comportati bene.”
“Ah, la mia cara Sheridan,” miagola Frangelico. “Che carino da parte tua venire qui con il tuo guardiano lupo.”
“Il mio compagno,” lo corregge lei. Si porta automaticamente una mano alla spalla, posandola sul punto dove deve averla marchiata. Merda, lei e Trey sono una coppia? Apro bocca per congratularmi con loro. Trey mi guarda in cagnesco. Dopo quello che ho fatto, non accetterebbe nulla da parte mia. Richiudo la bocca.
“Cosa ti porta al nostro piccolo club?” chiede Frangelico. “Affari o piacere?”
“Affari,” risponde Sheridan, anche se si guarda attorno. Non capisco che attrazione possa avere questo posto, ma non sono affari miei.
“Allora venite,” dice Frangelico, facendo un segno perché vengano portate altre sedie vicino a lui. Dei camerieri appaiono con dei bicchieri.
“Siamo qui perché abbiamo sentito delle voci. Dalla zona stanno scomparendo mutanti.”
“Lupi?”
“No. Altri tipi di mutanti. Mutanti che non hanno la protezione del branco.”
“E che genere di mutanti sarebbero? Perdonami, non sono molto esperto del mondo animale,” spiega Frangelico. Ovviamente sta mentendo. È sempre molto attento a sapere tutto.
Sheridan deglutisce e guarda Trey, che annuisce. “Alcuni felini solitari che non avevano un clan. Leopardi, tigri. Ma anche mutanti più rari: gufi, corvi, aquile.”
“Sul serio? Ci sono mutanti volatili?” Frangelico è davvero bravo a bluffare. Neanche io riesco a sentire nient’altro che il suo interesse.
Sheridan annuisce. “Se ne stanno nell’ombra perché non sono numerosi come i lupi o i grossi felini. E poi sono animali da preda.”