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Il domenicano bianco - Un romanzo da incubo ispirato alla dottrina taoista della ”soluzione del cadavere”

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Gustav Meyrink, noto al grande pubblico come autore di “romanzi da incubo” — fra cui celebre è II Golem —è considerato uno dei più grandi scrittori moderni di scienze esoteriche. Ne è un esempio questo libro che trae ispirazione da una

dottrina taoista. Allo scrittore va quindi il merito di aver reso note singolari credenze: le opere taoiste parlano infatti di “trasformazioni” come mezzi per raggiungere il più alto scopo della sublimazione alchimica. Così la “soluzione del cadavere” indica lo stato in cui la forma di un “dipartito” (di chi cioè ha dissolto il suo corpo fisico) diviene invisibile, mentre l"adepto consegue l"immortalità. Altrettanto dicasi della “soluzione della spada”, ciò che resta nella bara, per una misteriosa alchimia, al posto del cadavere. Questi gli enigmatici segreti che le leggende del “Tao” nell"Estremo Oriente espongono in modo oscuro e fantasioso, e che divengono, per il nostro autore, temi di una narrazione affascinante.

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Prefazione
Prefazione Da poco più di cent'anni al genere letterario chiamato ”gotico” , ma che forse bisognerebbe solo chiamare”fantastico” , è stata riconosciuta una dignità artistica. Fra gli”antenati” e i ”papà” più famosi vanno annoverati anche gli inglesi M. Lewis (Il monaco), Bram Stoker (Dracula), Algernon Blackwood (John Silence, detective dell'occulto), e —sia pure per un solo libro —Mary Shelley (Frankestein); a cavallo fra il 700 e l'800 il tedesco E.T.A. Hoffmann; due scrittori ”maledetti” americani, cioè E.A. Poe e H.P. Lovecraft, autori di numerosissimi racconti e romanzi. Ma occorre senz'altro aggiungere a questa lista Gustav Meyrink: egli scrive sul ”fantastico” e sul ”magico” per conoscenza diretta. Già in età giovanile, a Praga, aveva fatto parte di una società cabalistica. E prima di morire si convertì al buddismo. Temi conduttori de Il domenicano bianco sono il cammino spirituale, lungo la ”via del risveglio” e la identificazione di una persona vivente con un uomo di un'altra epoca. Per questo —dice Meyrink —può capitare di ”incontrarsi con il proprio doppio” , di vedersi come ”un estraneo” . Ne consegue quindi che, in questa concezione, la ”conoscenza” può avvenire solo per ”vertigine” , per ”folgorazione” , comunque in modo drammatico; mai per gradi, o a fatica, o da uno sforzo razionale e cosciente. Anzi, per Meyrink, la nostra vita ”normale” è ”un letargo” ; essere ”sveglio” significa cercare di realizzarsi spiritualmente in toto con il superamento della ”parte materiale di se stessi” . E solo per questi pochi è garantita l'immortalità, la”vera vita” dopo la morte. Sulla tematica dello”stato di risveglio” , in un libro celeberrimo il mattino dei maghi, non a caso si riporta proprio un brano di Meyrink, a cui vengono tributate lodi eccezionali (Un ammirevole scritto di G.M., genio misconosciuto). Sono tutti ”personaggi di un destino malato” è stato scritto. Questi motivi ritornano in tutti i libri di Meyrink. Da L'angelo della finestra d'occidente, storia del mago e alchimista inglese del seicento, John Dee, a Il domenicano bianco, in cui Cristoforo Colombaia si ”incontra” , si ”completa” ,”si conosce” attraverso i suoi antenati. Ne La notte di Valpurga uno dei fili conduttori è addirittura che l'uomo”comune” è uno zombie, un cadavere di cui si impadronisce chi vuole, cioè chi conosce le formule... È evidente il contesto storico e ideologico-culturale in cui Meyrink affronta questa tematica. Non a caso l'idea di un”uomo eccelso” a cui è garantita l'immortalità, il disprezzo per ”l'uomo comune” , e per la razionalità, per le spiegazioni scientifiche, per la stessa conoscenza come processo, sono temi costanti della”cultura di destra” , fascista e nazista, in testa Julius Evola che infatti di Meyrink fu un ammiratore. Anche ne il domenicano bianco, volendo, si possono trovare numerosi esempi di ciò. È proprio”colui che non muore veramente” , che può ”risolvere” il proprio corpo, cioè risolverne la materialità (secondo una dottrina d'origine taoista), che evidentemente esprime disprezzo per ”il principio dell'umana eguaglianza” , come dice un personaggio di questo libro. Qui ci sono tutte le contraddizioni dello spiritualismo occidentale, velocemente riassunte in frasi contro”l'istinto sessuale” o nel ricorrente tema del ”farsi superuomini” . Ma il discorso si farebbe lungo, se volessimo rileggere in quest'ottica Meyrink e la letteratura ”fantastica”. Bisognerebbe anzitutto esaminare meglio il discorso sull' “immaginario” nella letteratura e sull'immaginario collettivo. Alcuni anni fa, Claudio Magris osservava molto acutamente che: ”Indubbiamente vi è in Meyrink un incerto anelito alla luce e alla liberazione, sebbene sul piano politico il suo tradizionalismo lo induca a identificare il riscatto della schiavitù, ossia la rivoluzione, con una possessione infera...” . Non sembri questa breve prefazione troppo ”impegnata” per presentare un libro fantastico. Anzi è semmai troppo schematica; a ricordarcelo sta di continuo la realtà stessa. Perché Rosemary Baby è solo un libro e un film, ma la ”famiglia Manson” è realtà. E perché mentre questo libro si appresta ad uscire tutti i giornali si chiedono quanti Tempio del popolo esistono.

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