V Le due finestre della stanza erano spalancate; nell’abisso che si schiudeva ai piedi di quella casa edificata a picco sull’altura, Parigi srotolava la sua immensa distesa. Suonarono le dieci, e il bel mattino di febbraio prometteva dolcezze e profumi di primavera. Allungata sulla sua cislonga col ginocchio ancora tutto infagottato nelle bende, Hélène leggeva alla finestra. Non soffriva più, ma dopo otto giorni era ancora inchiodata laggiù, senza nemmeno poter attendere al suo consueto lavoro di cucito. Non sapendo cosa fare aveva aperto un libro che oziava sul tavolino, lei, che non leggeva mai. Si trattava del libro di cui si serviva ogni sera per schermare la lampada, il solo che in diciotto mesi avesse estratto dalla piccola biblioteca (che il signor Rambaud aveva provveduto a rifor