Capitolo 1

1404 Words
Capitolo 1 Almeno il tanfo non si è manifestato, pensò l'Agente Speciale Bill Jeffreys. Ancora piegato sul corpo, non riuscì a fare a meno di trovarne delle tracce. Si mescolava con il fresco odore di pino e la leggera foschia sollevatasi dal ruscello, odore di cadavere che doveva essere lì da molto tempo. Ma non era così. Il corpo nudo della donna era stato disposto con cura su un grosso macigno, sulla riva del ruscello. Era stata messa seduta e giaceva contro un altro macigno, aveva le gambe divaricate e allargate, con le mani lungo i fianchi. Vide una strana piega nel braccio destro, che gli suggerì l'esistenza di un osso rotto. I capelli mossi erano ovviamente quelli di una parrucca, malconcia, con qualche ciocca di biondo. Un sorriso beffardo era disegnato col rossetto sulla sua bocca. L'arma del delitto le stringeva ancora il collo; era stata strangolata con un nastro rosa. Una rosa rossa sintetica giaceva sulla roccia di fronte a lei, ai suoi piedi. Bill provò gentilmente a sollevarle la mano sinistra. Non si mosse. “E' ancora in rigor mortis” Bill disse all'Agente Spelbren, accovacciato sull'altro lato del cadavere. “E' morta da non più di ventiquattro ore.” “Che cos'hanno i suoi occhi?” Spelbren chiese. “Cuciti con del filo nero, in modo che restassero spalancati” lui rispose, senza neanche osservare più da vicino. Spelbren lo guardò incredulo. “Controlla tu stesso” Bill esclamò. Spelbren sbirciò gli occhi. “Accidenti” mormorò tranquillamente. Bill notò che non indietreggiava disgustato e lo apprezzò. Aveva lavorato con altri agenti, alcuni dei quali avevano molta esperienza come Spelbren, che avrebbero vomitato in quel momento. Bill non aveva mai lavorato con lui prima di allora. Avevano affidato il caso a Spelbren, chiamato da un ufficio della Virginia. Era stata infatti una sua idea ingaggiare qualcuno dall'Unità di Analisi Comportamentale di Quantico. Ecco perché Bill era lì. Mossa intelligente, pensò Bill. Bill vide che Spelbren era più giovane di lui, di pochi anni, ma, nonostante ciò, aveva uno sguardo segnato, vissuto, che gli piacque abbastanza. “Indossa le lenti a contatto” Spelbren notò. Bill osservò più da vicino. L'altro aveva ragione. Un blu inquietante e artificiale che gli fece distogliere lo sguardo. Faceva freddo laggiù, lungo il ruscello a quell'ora tarda del mattino, ma, nonostante questo, gli occhi erano appiattiti nelle orbite. Sarebbe stato difficile risalire all'ora esatta del decesso. Tutto ciò di cui Bill fu certo, era che il corpo era stato portato lì durante la notte, e disposto in quel modo con cura. Sentì una voce vicina. “Fottuti federali.” Bill sollevò lo sguardo e vide tre poliziotti del luogo, a pochi metri di distanza da lui. Ora stavano sussurrando qualcosa, con un tono che gli rendeva impossibile ascoltare, e allora Bill comprese che quelle due parole erano state pronunciate deliberatamente in modo da essere sentire. I poliziotti erano della vicina Yarnell, e non erano chiaramente felici di avere l'FBI tra i piedi. Pensavano di potersela sbrigare da soli. Il ranger a capo del Mosby State Park era stato di diverso avviso. Non era abituato a cose peggiori di vandalismo, abbandono di rifiuti, pesca e caccia illegali, e sapeva che la gente di Yarnell non era capace di gestire una storia del genere. Bill aveva fatto un viaggio di quasi 200km in elicottero, per poter arrivare sul posto prima che il cadavere fosse rimosso. Il pilota aveva seguito le coordinate, che lo avevano condotto fino ad un prato su una collina nei paraggi, dove il ranger e Spelbren lo avevano incontrato. Avevano percorso pochi chilometri, lungo una strada sterrata, e Bill, appena giunto a destinazione aveva visto la scena del delitto, già dalla strada. Era a poca distanza in basso, verso il ruscello. I poliziotti attendevano impazienti nelle vicinanze, ed erano già stati sulla scena. Bill sapeva esattamente quello che stavano pensando. Intendevano risolvere il caso da soli; un paio di agenti dell'FBI erano l'ultima cosa che avrebbero voluto vedere. Spiacente, contadinotti, Bill pensò, ma siete fuori dai giochi. “Lo sceriffo crede che si tratti di traffico di droga” Spelbren disse. “Ma si sbaglia.” “Perché lo pensi?” chiese. Conosceva lui stesso la risposta, ma voleva avere un'idea sul funzionamento della mente di Spelbren. “Ha sui trent'anni, non così giovane” Spelbren disse. “Segni di allentamento della pancia, quindi ha avuto almeno un figlio. Non è affatto il tipo classico, implicato nel traffico di droga.” “Hai ragione” Bill disse. “E che mi dici della parrucca?” Bill scosse la testa. “La sua testa è stata rasata” l'altro rispose, “perciò, per qualunque motivo indossasse la parrucca, non era affatto per cambiare il colore dei capelli.” “E la rosa?” Spelbren chiese. “Un messaggio?” Bill esaminò il fiore. “Fiore di stoffa economica” rispose. “Il tipo che troveresti in qualsiasi negozio a basso costo. Lo rintracceremo, ma non scopriremo nulla.” Spelbren lo guardò, chiaramente colpito. Bill dubitava che qualunque cosa avessero scoperto si sarebbe rivelata utile. L'assassino era fin troppo determinato, troppo metodico. L'intera scena del crimine era stata disposta in uno stile inquietante, che gli trasmetteva agitazione. Vide i poliziotti locali avvicinarsi, per coprire il corpo. Erano state scattate delle foto, e il cadavere ora poteva essere tranquillamente rimosso. Bill restò lì a sospirare, sentendo le gambe irrigidirsi. I suoi quarant'anni cominciavano a rallentarlo ora, almeno un po'. “La donna è stata torturata” osservò, sospirando tristemente. “Guardate tutti i tagli. Alcuni stanno cominciando a chiudersi.” Lui scosse cupamente la testa. “Qualcuno l'ha torturata per giorni, prima di finirla con quel nastro.” Spelbren sospirò. “L'esecutore era infastidito da qualcosa” osservò poi. “Allora, quando possiamo portarla via?” uno dei poliziotti gridò. Bill guardò nella loro direzione e li vide trascinarsi i piedi. Due di loro stavano brontolando tranquillamente. Bill sapeva che il lavoro era già finito lì, ma non disse nulla. Preferì lasciare quegli idioti nell'attesa, e con le loro domande in testa. Si voltò lentamente e osservò la scena. Era un'area coperta da alberi, tutti pini e cedri, e da un rigoglioso sottobosco, attraversata dal ruscello che scorreva Placido verso il fiume più vicino: una scena bucolica. Persino ora, a metà estate, la temperatura non sarebbe salita di molto, così che il corpo non si sarebbe bruscamente putrefatto subito. Nonostante ciò, sarebbe stato meglio allontanarsi da lì e affidare il tutto a Quantico. Gli esaminatori lo avrebbero sottoposto a biopsia mentre era ancora ragionevolmente fresco. Il furgone del coroner era posteggiato sulla strada sterrata dietro l'auto della polizia, ad attendere. La strada non era null'altro che un sentiero, composto da due solchi paralleli tracciati da pneumatici attraverso la foresta. L'assassino ci era quasi certamente passato in auto. Aveva trasportato il corpo per una breve distanza, lungo un minuscolo sentiero, arrivando fino al punto in cui lo aveva sistemato, e se ne era andato. Non poteva essere rimasto lì a lungo. Sebbene la zona fosse quasi nascosta, i ranger la sorvegliavano regolarmente e le auto non avevano il permesso di percorrere quella strada. L'assassino aveva voluto che trovassero il corpo. Era orgoglioso del proprio lavoro. Ed era stato trovato di primo mattino, da una coppia di persone a cavallo. Turisti che avevano affittato dei cavalli, come il ranger aveva comunicato a Bill. Erano turisti di Arlington, che soggiornavano in un finto ranch stile western, proprio fuori Yarnell. Il ranger aveva detto che ora erano un po' isterici. Era stato loro comunicato di non lasciare la città, e Bill pensò di parlare con loro più tardi. Intorno al corpo, non sembrava esserci neppure un elemento fuori posto. L'autore era stato molto attento. Aveva trascinato qualcosa dietro di sé, quando era tornato dal ruscello, una pala forse, per coprire le sue stesse impronte. Nessuno scarto lasciato intenzionalmente o accidentalmente. Nessuna traccia di pneumatico sulla strada era stata rimossa dall'auto della polizia e dal furgone del coroner. Bill sospirò a se stesso. Dannazione, pensò. Dov'è Riley quando ho bisogno di lei? La sua partner storica, e migliore amica, era costretta ad una pausa involontaria; doveva riprendersi dal trauma del loro ultimo caso. Sì, era stato davvero tremendo. Lei aveva bisogno di tempo per superare il tutto, e a dire il vero, avrebbe anche potuto decidere di non tornare più in pista. Ma aveva davvero bisogno di lei ora. Era molto più intelligente di Bill, e la cosa non lo disturbava affatto. Amava osservare la mente di lei all'opera. La immaginò al lavoro su quella scena del crimine, cogliendo ogni minuscolo dettaglio. Pensava che, in quel momento, lo avrebbe preso in giro per tutti gli indizi così dolorosamente ovvi, che aveva sotto il naso. Che cosa avrebbe visto Riley che Bill non aveva visto? Non gli venne in mente nulla e quella sensazione proprio non gli piaceva. Ma non c'era molto altro che avrebbe potuto fare adesso. “Va bene signori” Bill si rivolse ai poliziotti. “Portate via il corpo.” I poliziotti risero e si diedero il cinque. “Pensi che lo rifarà?” Spelbren domandò. “Ne sono certo” fu la risposta di Bill. “Come lo sai?” Bill fece un lungo respiro profondo. “Perché ho già visto il suo operato prima.”
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