Devo scoparla. Adesso come adesso, penso che morirò se non le infilo dentro l’uccello. Ho bisogno di possederla del tutto. Punirla con la più rude scopata della sua vita, fino a farle gridare il mio nome e farle capire che sono l’unico maschio che potrà mai codificare il suo fottuto codice. Poi ricomincerò da capo, lentamente. Le leccherò via il dolore. La farò venire e rivenire, fino alle lacrime. Ma non mi fido del mio autocontrollo vicino a lei, quindi decido di ruotarla di nuovo, sollevandola per la vita e mettendola seduta sul bancone. “Ti è piaciuta la tua sculacciata, bambola?” “S-sì.” Adoro la sua onestà. Le apro le ginocchia e metto il pollice sulla cucitura dei suoi jeans, proprio sopra al suo sesso. Le si inarca verso di me e mi prende le spalle, lasciando cadere la testa in