A quel punto lei si alzò, la gonna che tornava giù al suo posto. Che peccato. «Cosa?» Ethan sogghignò. «Non ti dimenticherai a chi appartieni, no? Col nostro plug nel culo e il nostro seme che ti cola lungo le cosce?» «Non ho bisogno di quello per ricordarmene,» controbatté lei borbottando. Ethan le andò dietro, spingendola delicatamente di nuovo giù sulla scrivania e sollevandole la gonna. Le posò il plug accanto e aprì il tappo del lubrificante. Quando ne fece colare un po’ lungo la fessura tra le sue natiche, lei si agitò e si lasciò sfuggire un piccolo squittio. «Eppure non riesci a ricordarti di non metterti le mutande.» Lei strinse la labbra, probabilmente rendendosi conto di non poter ribattere. Io le sogghignai, poi le feci l’occhiolino, sapendo che stavamo ancora giocando. Tu