4 Sophia L’ultimo uomo camminava direttamente sotto di me e io trattenni il respiro, non osando emettere nemmeno un sospiro quando si fermò. Il cuore mi batteva così forte che temevo riuscisse a sentirlo, mi aggrappai all’albero e pregai che continuasse a camminare. Se avesse guardato in alto, mi avrebbe scoperta. L’arma nella sua mano, una versione ingrandita della pistola spaziale che avevo impugnato prima – la pistola che avevo usato per uccidere – giaceva sul suo braccio come un caro amico. Le maniche scure della sua uniforme si erano sollevate di qualche centimetro. Mi morsi il labbro per non lasciar scappare il grido che mi si era intrappolato in gola. Aveva un tatuaggio all’interno del polso. Il serpente a tre teste. Cazzo. Ecco la risposta. Il tizio del trasporto doveva aver