Io volevo solo buttarla sul letto e ingropparla a pecora. Meglio se nuda. Meglio se subito. Ma ero preparato a fare conversazione e a tentare un approccio morbido, se fosse stato necessario. Non ero un animale, ero soltanto un sacco arrapato. Se ripensavo al modo in cui mi aveva succhiato il cazzo, in quel parcheggio illuminato a giorno, avevo di nuovo i primi segni di un’erezione. Parcheggiai davanti alla fila di case dov’era il mio appartamento. Alina parcheggiò dietro di me. Ci incontrammo di fronte al corto vialetto d’accesso che portava all’ingresso. «Sarebbe lì» le dissi. Mi seguì verso il portone, ora eravamo entrambi un po’ a disagio. Salimmo le scale, io davanti e lei dietro. La luce al neon sfarfallava. Non avevo nemmeno niente da offrirle da bere, perché la mia condizione