Presentazione dell’operaLa collana Aurora si propone di recuperare classici ormai dimenticati e introvabili della letteratura italiana e internazionale, con un breve apparato critico di approfondimento.
"Children of the Frost" è la terza raccolta di racconti pubblicata da Jack London e la prima in cui l'autore inizia a esulare dai temi che avevano caratterizzato i suoi esordi, e cioè la Corsa all'Oro e la vita di frontiera.
Siamo nel 1902, London ha iniziato a godere di una certa fama e sta anche iniziando a mettere da parte i primi guadagni della sua attività letteraria: oltre all'indiscutibile talento, lo aiuta anche il boom delle riviste letterarie, che in America e in Inghilterra si diffondono in grande quantità grazie al drastico calo dei costi di stampa. Sono proprio queste riviste a "finanziare" l'attività di London, che riesce a vendere le sue opere sia in patria che nel Regno Unito (dove è da subito molto apprezzato).
Le varie short stories pubblicate nell'arco dell'anno solare vengono poi raccolte in un volume, come accade anche per questo I figli del gelo (in altre edizioni tradotto come I figli del ghiaccio), che raccoglie dieci racconti pubblicati tutti nel corso dell'anno, con l'unica eccezione de "La legge della vita" che è invece dell'anno precedente e non era stata inclusa nella raccolta Il Dio dei suoi padri.
Jack London ha ormai archiviato il suo passato da cercatore d'oro, e mette al servizio delle storie la sua profonda conoscenza dell'animo umano, unita a quella dei territori più nascosti e selvaggi del continente americano; è per questo che nella raccolta troviamo una varietà di temi e scenari più vasta, e in particolare una grande attenzione al punto di vista e alle tradizioni dei nativi americani. Spicca in questo senso il racconto "La malattia di Capo Solitario", ambientato tutto all'interno di una tribù indiana senza la mediazione – come a volte accaduto in passato – di un punto di vista più vicino al lettore.
Mentre London dà alle stampe questi dieci racconti, pubblica i suoi due primi romanzi lunghi, La crociera del Saetta e La figlia delle nevi, passati quasi inosservati, ma soprattutto inizia a scrivere Il richiamo della foresta, che lo tiene occupato per quasi tutto l'anno successivo (tanto da rallentare la produzione di racconti) e che gli darà la prima grande fama internazionale.