Harker strisciò sul campo dei caduti, sui resti di corpi straziati. La parte anteriore della tuta si inzaccherò di fango e di sangue ancora non rappreso, di consistenza untuosa, inumana. La pioggerella si era infittita ed era diventata pioggia vera, che ancora evaporava dal terreno riscaldato per la radioattività. Nuvole di vapore gli ostacolavano la strada nascondendo l’oggetto delle sue ricerche. Eppure Harker continuava a strisciare verso la direzione che sapeva essere quella giusta.
La gamba gli andava a fuoco e ogni centimetro di percorso era un inferno, l’incubo surreale di un mondo impazzito. Una volta pensò di aver udito un grido, si guardò intorno ma non vide nessuno. Doveva essere stata un’allucinazione. Ne aveva avute altre sul campo di battaglia, causate dal dolore.
Dopo aver
