«Se i reverendi padri desiderano avere una buona tavola e un comodo alloggio, a poche miglia da qui c’è il priorato di Brinxworth, dove il loro alto grado troverà sicuramente la migliore accoglienza. Se invece preferissero trascorrere una serata di penitenza, possono scendere giù per quella incolta radura che li condurrà all’eremitaggio di Copmanhurst, dove un pio eremita dividerà con loro il riparo del suo tetto e i benefici delle sue preghiere per la notte».
Il priore scosse la testa a entrambe le proposte.
«Mio onesto amico, - rispose - se lo stridore dei tuoi campanelli non ti avesse frastornato il cervello, sapresti che Clericus clericum non decimat [38] , e cioè che noi uomini di chiesa non ricorriamo alla reciproca ospitalità, a cui preferiamo quella dei laici, dando così loro l’occasione di servire Dio, onorando e soccorrendo i suoi servitori».
«È vero, asino che non sono altro - replicò Wamba - io ho l’onore di portare dei campanelli come il mulo di Vostra Eminenza, tuttavia immaginavo che la carità di Madre Chiesa e dei suoi servitori cominciasse a casa propria».
«Frena la tua insolenza, ragazzo, - disse il cavaliere armato interrompendo le chiacchiere del buffone con voce forte e severa - e indicaci, se la conosci, la strada che porta da... Come si chiama quel vostro franklin [39] , priore Aymer?»
«Cedric», rispose il priore.
«Cedric il sassone - soggiunse il cavaliere - Dimmi, buon uomo, siamo vicini alla sua abitazione? Puoi indicarci la strada?»
«Sarà difficile trovarla - s’intromise Gurth, che per la prima volta apriva bocca - e poi la famiglia di Cedric va a dormire presto».
«Zitto, tu! - disse il cavaliere - Non sarà un gran lavoro per loro alzarsi e provvedere ai bisogni di viaggiatori quali noi siamo, che non si abbassano a chiedere ospitalità là dove hanno il diritto di esigerla».
«Non so - disse Gurth con fare scontroso - se è giusto indicare la strada che porta alla casa del mio padrone a chi pretende l’ospitalità come un diritto, quando, al contrario, sono molti quelli felici di chiederla come un favore».
«Osi discutere con me, schiavo!», disse il guerriero dando di sprone al cavallo per fargli fare un mezzo giro attraverso il sentiero. Allo stesso tempo alzò il frustino che teneva in mano per punire ciò che considerava un’insolenza da parte del contadino.
Gurth gli lanciò un’occhiata torva e ribelle e con un movimento fiero, anche se esitante, mise la mano sull’impugnatura del coltello. Intervenne, a quel punto, il priore Aymer che spinse il proprio mulo tra il cavaliere e il guardiano di porci, impedendo così qualsiasi violenza.
«No, per Maria Santissima, fratello Brian, non dovete pensare di essere ancora in Palestina a comandare a turchi pagani e a saraceni infedeli; noi isolani non amiamo le percosse, salvo quelle della Santa Chiesa che punisce coloro che ama. E allora, brav’uomo, - disse a Wamba accompagnando le parole con una piccola moneta d’argento - mostrami la strada che porta all’abitazione di Cedric il sassone; non puoi non conoscerla, ed è tuo dovere guidare il viandante, quand’anche la sua persona fosse meno sacra della nostra».
«In verità, venerabile padre - rispose il giullare - l’aspetto saraceno del vostro reverendo compagno mi ha spaventato tanto da farmi dimenticare la strada di casa e non so se io stesso ci arriverò stasera».
«Su, puoi dircela, se vuoi. Questo reverendo fratello ha trascorso tutta la sua vita combattendo i saraceni per la riconquista del Santo Sepolcro. È dell’ordine dei Cavalieri Templari di cui forse hai sentito parlare; è per metà monaco e per metà soldato».
«Anche se è monaco solo per metà, - disse il buffone - non dovrebbe essere così intollerante con quelli che incontra per la strada, anche se non si precipitano a rispondere a domande che non li riguardano».
«Ti perdono la battuta, a condizione che mi indichi la strada che porta da Cedric», rispose l’abate.
«Ebbene, - riprese Wamba - le Loro Eminenze devono seguire questo sentiero fin quando arrivano a una croce infissa nel terreno e che sporge di meno di un cubito, prendano allora il sentiero sulla sinistra, poiché ce ne sono quattro che si incrociano presso quella croce. Sono sicuro che le Loro Eminenze saranno al riparo prima che arrivi il temporale».
L’abate ringraziò la sua saggia guida e la comitiva, dando di sprone ai cavalli, si avviò al galoppo come chi voglia raggiungere la locanda prima che scoppi una tempesta notturna. Mentre il rumore degli zoccoli andava svanendo, Gurth disse al compagno: «Se seguono le tue sagge indicazioni, difficilmente i reverendi padri raggiungeranno Rotherwood questa notte».
«No, - disse il buffone sogghignando - ma potrebbero arrivare a Sheffield, se hanno fortuna, ed è un posto che va altrettanto bene per loro. Non sono un guardaboschi tanto cattivo da mostrare al cane dove si trova il cervo, se non voglio che lo prenda».
«Hai ragione - disse Gurth - non è bene che Aymer veda Lady Rowena; e sarebbe ancor peggio se Cedric litigasse, cosa che probabilmente farebbe, con questo monaco soldato. Comunque, da buoni servi, ascoltiamo, guardiamo e non diciamo nulla».
Torniamo ora ai cavalieri che si erano ben presto lasciati dietro i due servi e conversavano in lingua franconormanna, usata di solito dalle classi superiori, con l’eccezione di quei pochi che ancora si vantavano della loro discendenza sassone.
«Che cosa si proponevano quei due individui con la loro cocciuta insolenza? - domandò il Templare al Cistercense - E perché mi avete impedito di punirli?»
«In realtà, fratello Brian, - rispose il priore - per quanto riguarda uno di loro, posso solo dire che si tratta di uno sciocco che parla in base alla sua stupidità; quell’altro zotico, poi, appartiene a quella razza selvaggia, feroce e intrattabile di cui, come spesso vi ho detto, rimangono ancora alcuni esemplari tra i discendenti dei sassoni da noi sconfitti e il cui piacere più grande consiste nel manifestare con tutti i mezzi, l’avversione per i vincitori.»
«Non ci avrei messo molto a insegnargli la cortesia. - osservò Brian - Sono abituato a trattare con questi tipi; i nostri prigionieri turchi sono fieri e intrattabili quanto potrebbe esserlo Odino [40] stesso, eppure due mesi di permanenza nella mia casa, sotto la direzione del mio capo degli schiavi, li hanno resi umili, sottomessi, servizievoli e obbedienti. Però, attenzione, signore, bisogna stare attenti al veleno e al pugnale, poiché li usano entrambi con facilità se si dà loro il minimo pretesto.»
«Certamente, - rispose il priore Aymer - tuttavia ogni paese ha i suoi usi e costumi; e, a parte il fatto che picchiare quel tizio non ci avrebbe procurato alcuna informazione circa la strada che porta da Cedric, ne sarebbe nato un litigio fra voi e lui. Ricordate ciò che vi dico: questo ricco franklin è orgoglioso, fiero, geloso e irritabile; è nemico della nobiltà e persino dei suoi vicini, Reginald Front-de-Boeuf e Philip Malvoisin, che non sono fanciulli indifesi. Sostiene i privilegi della sua razza con tale fermezza ed è così orgoglioso della sua diretta discendenza da Hereward [41] , famoso campione dell’Eptarchia [42] , che è chiamato da tutti Cedric il sassone. E si vanta di appartenere a un popolo di cui molti altri cercano di nascondere l’origine per paura di essere sottoposti al vae victis , cioè alle sanzioni imposte ai vinti.»
«Priore Aymer, - rispose il Templare - voi siete un uomo di mondo, conoscitore della bellezza ed esperto in tutto ciò che riguarda le leggi dell’amore; io mi aspetto davvero di trovare una tale bellezza in questa famosa Rowena da compensare l’autocontrollo e la pazienza che dovrò avere, dovendo conquistare la simpatia di uno zotico facinoroso quale avete descritto suo padre Cedric.»
«Cedric non è il padre, - rispose il priore - ma solo un lontano parente; lei discende da un sangue ancora più nobile di quello che lui pretende di avere, ed è imparentata con lui solo indirettamente. Comunque, lui è il suo tutore, autonominatosi tale, credo, ma la pupilla gli è cara come se fosse sua figlia. Della sua bellezza giudicherete voi fra poco, e se la purezza della sua carnagione e l’espressione fiera e insieme dolce dei suoi occhi azzurri, non vi cancelleranno dalla memoria le fanciulle dalle trecce nere della Palestina o addirittura le Uri [43] del paradiso del vecchio Maometto, allora io sono un infedele e non un vero figlio della chiesa.»
«E nel caso in cui la vostra decantata bellezza fosse valutata e fosse giudicata carente, vi ricorderete la nostra scommessa?»
«La mia collana d’oro, - rispose il priore - contro dieci botti di vino di Chio. Sono già mie, come se fossero già nelle cantine del convento, chiuse a chiave da Denis, il vecchio cantiniere.»
«E io sarò il giudice, - disse il Templare - e potrò essere condannato solo se ammetterò spontaneamente di non aver visto fanciulla più bella da un anno a questa parte, a partire da Pentecoste. Non era così l’accordo? Priore, la vostra collana è in pericolo. La indosserò sopra la mia gorgiera al torneo di Ashby-de-la-Zouche.»
«Vincetela pure, - disse il priore - e portatela come vi pare; sono sicuro che darete una risposta obiettiva sulla vostra parola di cavaliere e di uomo di chiesa. Tuttavia, amico, accettate il mio consiglio e usate un po' più di cortesia di quella a cui eravate abituato quando spadroneggiavate su prigionieri infedeli e schiavi orientali. Cedric il sassone, se è offeso, cosa che gli capita molto facilmente, è uomo da buttarci fuori di casa senza alcun riguardo per la vostra condizione di cavaliere o per la mia alta carica, oppure ancora per la sacralità di entrambi. È capace di mandarci ad alloggiare con le allodole, anche se fosse mezzanotte. E state ben attento a come guardate Rowena, sulla quale è gelosamente vigile; se solo gli venisse il minimo sospetto al riguardo saremmo perduti. Dicono che abbia cacciato dalla famiglia il suo unico figlio solo perché aveva osato rivolgerle sguardi affettuosi. Questa ragazza, a quanto sembra, può essere adorata a distanza ma non avvicinata, a meno che non sia con pensieri simili a quelli con cui ci avviciniamo all’altare della Santa Vergine.»
«Bene, avete detto abbastanza. - rispose il Templare - Per una notte cercherò di controllarmi e mi comporterò come una docile fanciulla; ma in quanto al timore che ci scacci con la violenza, io stesso e i miei scudieri, con Hamlet e Abdalla, vi proteggeremo da tale pericolo. Non dubitate, siamo abbastanza forti da difendere i nostri alloggi.»
«Non dobbiamo arrivare a questo punto, - osservò il priore - ma, eccola, ecco la croce interrata che diceva il buffone. La notte è così scura che a malapena si riesce a vedere qual è la strada che dobbiamo seguire. Credo ci abbia detto di voltare a sinistra.»
«A destra, - disse Brian - lo ricordo benissimo.»
«A sinistra, senza dubbio a sinistra; ricordo che ce l’ha indicato con la spada di legno.»
«Sì, ma teneva la spada con la sinistra e faceva segno verso l'altra parte.» disse il Templare.
Ciascuno sostenne il proprio punto di vista con ostinazione, come di solito accade in questi casi; si fece appello ai servitori, ma nessuno di loro si era trovato abbastanza vicino da udire le indicazioni di Wamba. Alla fine Brian notò qualcosa che gli era sfuggito nella luce del crepuscolo: «Guardate! Qui ai piedi della croce c’è qualcuno che è addormentato o è morto. Hugo, scuotilo con la punta della lancia.»
Non appena toccato, l'uomo si alzò esclamando in buon francese: «Chiunque voi siate, è scortese disturbare i miei pensieri.»
«Volevamo solo chiedervi la strada per Rotherwood, la residenza di Cedric il sassone.» domandò il priore.
«Anch'io sono diretto là, - rispose lo sconosciuto - e se avessi un cavallo vi farei da guida; la strada è alquanto complicata, ma io la conosco benissimo.»
«Avrete i nostri ringraziamenti e una ricompensa, amico mio, se ci porterete da Cedric sani e salvi» disse il priore, e ordinò a uno del seguito di montare sul suo cavallo e di dare allo sconosciuto quello su cui aveva cavalcato fino a quel momento.
Questi prese la strada opposta a quella che Wamba aveva loro indicato, allo scopo di metterli fuori strada. Il sentiero ben presto s'inoltrò nel bosco, attraversando numerosi ruscelli a cui era pericoloso avvicinarsi a causa delle paludi in mezzo alle quali scorrevano. Lo sconosciuto, però, sembrava riconoscere quasi per istinto il terreno più solido e i passaggi più sicuri, così che, a forza di prudenza e di attenzione, li condusse a un viale più ampio di quelli percorsi fino a quel momento, e d’un tratto indicò una costruzione grande, bassa e irregolare che stava in fondo ad esso. Disse al priore: «Quella è Rotherwood, l'abitazione di Cedric il sassone.»
La notizia fece molto piacere ad Aymer, il quale non aveva nervi molto saldi e si era agitato e allarmato nel passare per quelle pericolose paludi, a tal punto da non provare neppure la curiosità di rivolgere una sola domanda alla sua guida. Sentendosi ora tranquillo e vicino alla salvezza, la curiosità ricominciò a farsi sentire e chiese al suo accompagnatore chi fosse e che cosa facesse.
«Sono un pellegrino, appena tornato dalla Terrasanta», fu la risposta.
«Avreste fatto meglio a restare là a combattere per la liberazione del Santo Sepolcro.» disse il Templare.
«È vero, reverendo signor cavaliere, - rispose il pellegrino, al quale la figura del Templare sembrava familiare - ma quando coloro che hanno giurato di riconquistare la Città Santa si trovano a viaggiare così distanti dal luogo del loro dovere, perchè stupirsi se un pacifico contadino come me rinuncia all'impresa che essi hanno abbandonato?»
Il Templare avrebbe voluto dare una risposta rude, se non fosse stato interrotto dal priore, il quale espresse nuovamente il suo stupore che la loro guida, dopo così lunga assenza, ricordasse tanto perfettamente i sentieri della foresta.
«Sono nato da queste parti.» rispose il pellegrino, e così dicendo, si trovarono di fronte alla residenza di Cedric: un edificio basso e irregolare, con molti cortili e recinti, che si estendeva in un ampio spazio e che, pur indicando nelle dimensioni la ricchezza del proprietario, si differenziava dalle costruzioni alte, turrite e merlate in cui risiedeva la nobiltà normanna, divenute il modello dello stile architettonico in tutta l'Inghilterra.
Tuttavia Rotherwood non era priva di difese: nessuna abitazione, in quei tempi difficili, poteva esserlo senza correre il rischio di venire saccheggiata e incendiata prima del mattino successivo. L'intero edificio era circondato da un fossato profondo che prendeva l'acqua da un ruscello vicino. Una doppia palizzata di pali aguzzi, forniti dalla vicina foresta, ne difendeva gli argini interni ed esterni. Sul lato occidentale della palizzata esterna si trovava un'entrata che, per mezzo di un ponte levatoio, comunicava con un’altra apertura nelle difese interne. Si era presa la precauzione di porre quelle entrate sotto le sporgenze dell’edificio, così che, in caso di necessità, potessero essere difese da arcieri o frombolieri. [44]
Proprio di fronte a questa entrata il Templare suonò il proprio corno.
La pioggia, che da tempo minacciava di cadere, aveva cominciato a scrosciare con violenza.