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Risorta (Libro #9 In Appunti Di Un Vampiro)

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In RISORTA (Libro #9 in Appunti di un Vampiro), la sedicenne Scarlet Paine vive dei misteriosi cambiamenti. Sta diventando sensibile alla luce, è in grado di leggere la mente altrui e si scopre più veloce e più forte di quanto non sia mai stata. Non comprende che cosa le stia accadendo e prova ad ignorarlo. Ma non potrò farlo molto a lungo.

Caitlin Paine, sua madre, sa fin troppo bene che cosa sta accadendo a sua figlia. Ha subito la medesima trasformazione in vampira una volta, secoli fa. Ma ora, nel presente, come semplice umana, ne ha perso la memoria. Tutto ciò di cui dispone è il diario che ha recuperato in soffitta – il suo misterioso diario dei vampiri – che le racconta dei suoi vantaggi in un altro tempo e in un altro spazio e di come la razza vampira sia stata sradicata. Ma c'era un'eccezione alla regola? Forse Scarlet, sua figlia, era l'ultima vampira rimasta sulla terra?

Scarlet da un lato prova a respingere ciò che sta diventando, dall'altro tenta di combattere gli intensi sentimenti per Blake, un ragazzo della sua classe di cui è innamorata. Non sa se lui corrisponda i suoi sentimenti e, con il grande ballo di Halloween in arrivo, la pressione si fa sentire. La ragazza sarebbe disposta a tutto, pur di ricevere da Blake la proposta di andare al ballo con lui. Ma anche Vivian, la più crudele delle ragazze popolari, è nel radar di Blake, e farà di tutto per conquistarlo — e per rendere la vita di Scarlet un vero inferno.

Per fortuna, Scarlet ha la sua cerchia di amici ad aiutarla, tra cui le sue migliori amiche Maria e Jasmin. Anche loro hanno dei problemi con l'altro sesso — ma solo da quando compare sulla scena Sage, il misterioso ragazzo nuovo, per cui le sue amiche prendono una vera ossessione. Anche Scarlet si scopre attratta da lui—ed è sorpresa quando, tra tutte le ragazze della scuola, lui concede la sua attenzione proprio a lei. Ma la sua mente è concentrata su Blake, almeno per ora, e continua a sperare che lui le chieda di andare al ballo.

Ma proprio quando sembra che Scarlet possa vedere realizzato il suo desiderio, il suo corpo cambia. Presto sarà impossibile per lei restare accanto agli amici umani. Presto, dovrà scegliere tra il suo desiderio di vivere e quello per l'amore.

Anche il libro #10 della serie,CRAVED, è ora disponibile!

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CAPITOLO UNO
CAPITOLO UNO Rhinebeck, New York (Valle dell'Hudson) Ai giorni nostri Caitlin Paine era seduta in soggiorno, esausta; aveva gli occhi gonfi di pianto e lo sguardo fisso verso la finestra, dominata da un tramonto rosso sangue. A malapena prestava ascolto agli agenti di polizia che affollavano l'ambiente. Volgendo lo sguardo intorno, realizzó che la stanza era piena di persone - fin troppe persone. Il soggiorno pullulava di agenti di polizia, tutti funzionari locali; qualcuno era seduto, altri stavano in piedi. Molti avevano in mano delle tazze di caffè. Sedevano con lo sguardo triste sui divani e sulle sedie di fronte a lei, rivolgendole infinite domande. Oramai erano lì da ore. Tutti in quella piccola cittadina si conoscevano tra loro e coloro che l'attorniavano erano proprio le persone che aveva imparato a conoscere, che aveva incontrato al supermercato e salutato nei negozi del posto. Caitlin riusciva a malapena a credere che fossero lì. In casa sua. Le sembrava una situazione da incubo. Era surreale. Tutto era accaduto così in fretta, la sua vita si era capovolta così facilmente, che riusciva a malapena a elaborarla. Provò ad aggrapparsi a qualcosa di normale, qualcosa che fosse la solita routine, che in genere le dava sollievo ma tutto sembrava irrimediabilmente sfuggito al controllo. La normalità non esisteva più. Caitlin sentì una mano stringere la sua con presa rassicurante, si voltò e vide Caleb accanto a lei, il volto pallido e segnato dalla preoccupazione. Sulle sedie imbottite accanto a loro sedevano Sam e Polly, anche loro visibilmente preoccupati. Quel soggiorno era affollato, ben più di quanto Caitlin desiderasse. Voleva semplicemente che tutti sparissero, che tutto tornasse com'era appena il giorno precedente, per il sedicesimo compleanno di Scarlet, quando erano stati tutti seduti intorno alla tavola, a mangiare la torta e a ridere. Voleva provare di nuovo la sensazione che se tutto fosse perfetto al mondo, come se niente non dovesse mai cambiare. Caitlin ripensò alla notte precedente, ai suoi pensieri della mezzanotte, al suo desiderare che il suo mondo, la sua vita non fossero semplicemente normali. Ora ne era pentita. Avrebbe dato qualunque cosa pur di tornare di nuovo alla normalità. Era stato tutto un vortice di eventi, sin da quando era tornata a casa, dopo il triste incontro con Aiden. Quando Scarlet si era precipitata fuori casa, Caitlin le era corsa dietro, lungo le strade secondarie della cittadina. Caleb si era ripreso subito dal colpo subito e si era unito a lei nell'inseguimento; avevano corso attraverso tutta la loro piccola cittadina, come matti, provando a recuperare la figlia. Ma era stato inutile. Presto erano rimasti entrambi a corto di fiato e Scarlet era scomparsa completamente alla loro vista. La ragazza aveva corso ad una velocità impressionante, era saltata ad oltre due metri di altezza con un singolo balzo, senza neanche rallentare. Caleb ne era rimasto stupito, ma Caitlin no: sapeva che cos'era Scarlet. Aveva compreso fin da subito, anche quando si era gettata all'inseguimento, che sarebbe stato uno sforzo futile, che Scarlet poteva correre velocissima e fare balzi ad altezze impensabili, e che, nell'arco di pochi istanti, l'avrebbero completamente persa di vista. Così fu. A quel punto erano tornati a casa di corsa, erano saliti in auto ed avevano iniziato a girare per le strade, impegnati in una frenetica ricerca. Ma, anche in quel momento, Caitlin sapeva; anche se Caleb non rispettava i segnali di stop, svoltava bruscamente ad ogni incrocio, non potevano farcela. Non l'avrebbero raggiunta. Scarlet, la madre lo sapeva, era molto lontana oramai. Dopo ore, finalmente, Caitlin ne aveva avuto abbastanza ed aveva insistito affinché tornassero a casa e chiamassero la polizia. Erano trascorse diverse ore - era quasi mezzanotte - ed erano ancor lì; Scarlet non era tornata e la polizia non era stata in grado di trovarla. Fortunatamente la loro era una piccola città, in cui non accadeva mai nulla di particolare; la polizia aveva inviato immediatamente delle pattuglie a cercare la ragazza e stavano ancora proseguendo la ricerca. Il resto della squadra - tre agenti seduti dall'altra parte della stanza, oltre ai tre intorno a lei — erano rimasti lì ed avevano continuato a farle una domanda dopo l'altra. “Caitlin?” Caitlin si riscosse. Si voltò e vide il volto dell'agente seduto sul divano di fronte a lei. Ed Hardy. Era un buon uomo, aveva una figlia dell'età di Scarlet e frequentava la stessa classe. Lui la guardò con compassione e preoccupazione. Lei sapeva che l'uomo percepiva il suo dolore in quanto genitore, e che avrebbe fatto del suo meglio. “So che è difficile,” lui disse. “Ma abbiamo soltanto poche domande ancora. Abbiamo davvero bisogno di sapere tutto se vogliamo trovare Scarlet.” Caitlin annuì in segno di risposta. Provò a mettere a fuoco. “Mi dispiace,” lei disse. “Cos'altro ha bisogno di sapere?” L'agente Hardy si schiarì la voce, spostando lo sguardo tra Caitlin e Caleb, poi tornò di nuovo a guardarla. Sembrava riluttante a procedere con la domanda successiva. “Odio doverglielo chiedere, ma ci sono state delle discussioni tra lei e sua figlia negli ultimi giorni?” Caitlin lo guardò, perplessa. “Discussioni?” lei chiese. “Disaccordi? Litigi? Una ragione per cui lei volesse andar via?” Poi Caitlin capì: le stava chiedendo se Scarlet fosse scappata via di casa. L'uomo ancora non comprendeva. Lei scosse la testa energicamente. “Non c'è alcun motivo per cui lei debba volersene andare. Non abbiamo mai litigato. Mai. Amiamo Scarlet e lei ci ama. Non è il tipo di ragazza che discute. Non è una ribelle. Non sarebbe mai andata via. Non capisce? Non è affatto di questo che si tratta. Non ha sentito nulla di ciò che le abbiamo detto? E' malata! Ha bisogno di aiuto!” L'agente Hardy guardò i suoi colleghi, che ricambiarono lo sguardo, scettici. “Mi dispiace chiedere,” lui proseguì. “Ma deve rendersi conto che riceviamo chiamate del genere ogni giorno. Adolescenti che scappano di casa. Ecco che cosa fanno. Si stufano dei genitori. E, nel 99% dei casi, ritornano. In genere, dopo poche ore. Talvolta dopo un giorno o due. Vanno a casa di un amico. Vogliono soltanto allontanarsi dai loro genitori. E in genere capita dopo una discussione.” “Non c'è stata alcuna discussione,” Caleb s'intromise bruscamente “Scarlet era davvero felice. Ieri sera abbiamo festeggiato il suo sedicesimo compleanno. Come ha detto Caitlin, non è quel tipo di ragazza.” “Sembra che lei ancora non stia ascoltando una sola parola di quello che abbiamo detto,” Caitlin aggiunse. “Le ripeto, Scarlet era malata. E' stata mandata a casa prima da scuola. Aveva ... non so che cosa. Convulsioni … forse degli attacchi. E' saltata fuori dal letto ed è corsa fuori casa. Questo non è un caso di fuga. E' una figlia che è malata. Che ha bisogno di assistenza medica.” L'agente Hardy rivolse un altro sguardo ai colleghi, che continuavano ad apparire scettici. “Mi spiace, ma quello che ci sta dicendo proprio non ha alcun senso. Se era malata, com'è corsa fuori di casa?” “Avete detto di averla inseguita,” s'intromise un altro agente, provocatorio. “Come è riuscita a seminarvi entrambi? Specie se era malata?” Caleb scosse la testa; era perplesso lui stesso. “Non lo so,” replicò. “Ma è quanto è successo.” “E' vero. Ogni singola parola è vera,” Caitlin disse dolcemente, con rimorso. Ebbe la netta sensazione che quegli uomini non avrebbero mai compreso. Ma sapeva perché Scarlet era stata in grado di seminarli. Conosceva la risposta — l'unica che avrebbe spiegato tutto. Ma era la sola risposta che non poteva fornire, la sola a cui quegli uomini non avrebbero mai creduto. Non si trattava di convulsioni; erano le fitte della fame. Scarlet non stava correndo; stava andando a caccia. E questo perché sua figlia era un vampiro. Caitlin sospirò. Moriva dalla voglia di dirlo a quei poliziotti ma sapeva bene che era una risposta che non sarebbero stati in grado di accettare. Pertanto rimase a guardare fuori dalla finestra, lo sguardo fisso, sperando, pregando che Scarlet tornasse. Che si sentisse meglio. Che non si fosse nutrita. Sperando che la polizia andasse via e la lasciasse in pace. Sapeva che, in ogni modo, quelle persone erano inutili. Chiamarle era stato un errore. “Odio doverlo dire,” aggiunse il terzo agente, “ma ciò che state descrivendo … vostra figlia che è tornata a casa da scuola, che ha degli attacchi, che ha una scarica di adrenalina, che si precipita fuori dalla porta … Odio dire questo, ma sembra come l'effetto di una droga. Forse cocaina. O metanfetamina. Potrebbe aver preso qualcosa. Magari qualcosa di mal tagliato. E l'adrenalina ha preso il sopravvento.” “Lei non sa di che cosa sta parlando,” Caleb sbottò contro di lui. “Scarlet non è quel tipo di ragazza. Non ha mai preso droghe in vita sua.” I tre agenti si guardarono tra loro, scettici. “So che per voi è difficile da sentire,” disse dolcemente l'agente Hardy, “è difficile per la maggioranza dei genitori. Ma i nostri figli conducono delle vite che non conosciamo mai. Non sapete che cosa lei stia facendo dietro le quinte, con i suoi amici.” “Ha fatto delle nuove amicizie ultimamente?” chiese un altro agente. Improvvisamente, il volto di Caleb s'indurì. “In realtà, ieri sera,” lui disse, con la rabbia che cresceva nella sua voce. “ha portato a casa un nuovo ragazzo. Blake. Sono andati al cinema insieme.” I tre poliziotti si guardarono tra loro con l'espressione di chi aveva capito tutto. “Pensate che sia questo?” Caleb chiese. “Credete che questo ragazzo la stia costringendo a fare uso di droghe?” Non appena pose questa domanda, anche Caleb cominciò a sembrare più sicuro di sé, quasi sentisse (o sperasse) di aver trovato una risposta chiara per ogni cosa. Caitlin rimase seduta lì in silenzio, desiderando soltanto che tutto finisse. Voleva, più di ogni altra cosa, dire loro la vera ragione. Ma sapeva che non le sarebbe stato di alcun aiuto. “Qual era il suo cognome?” uno degli agenti domandò. “Non ne ho idea.” Caleb si voltò e si rivolse a Caitlin. “Tu lo sai?” Caitlin scosse la testa, e si rivolse a Sam e Polly. “E voi due?” Scossero entrambi la testa. “Forse posso scoprirlo,” Polly disse. “Se fossero amici su f*******: …” Polly esordì, poi prese il suo cellulare e cominciò a digitare. “Ho l'amicizia con Scarlet su f*******:. Non conosco le sue impostazioni, ma forse posso visualizzare gli altri suoi amici. E se ha l'amicizia con lui ….” Polly digitò, e gli occhi le si illuminarono. “Eccolo! Blake Robertson. Sì, è proprio lui!” I poliziotti si piegarono, Polly si allungò e porse loro il suo cellulare. Lo presero, passandolo tra di loro, guardando attentamente il volto del giovane e trascrivendo il suo cognome. “Parleremo con lui,” l'agente Hardy disse, mentre i colleghi restituivano a Polly il cellulare. “Forse lui sa qualcosa.” “E gli altri amici di Scarlet?” chiese un altro agente. “Li ha già contattati?” Caitlin guardò inespressiva Caleb, accorgendosi di quanto fossero stati fin troppo confusi. “Non ci ho pensato,” Caitlin disse. “Non mi è mai servito. Non stava andando a casa di un amico. Era malata. Non sembrava avere una meta.” “Lo faccia,” esclamò un agente. “Li contatti tutti. E' il miglior modo per cominciare.” “Devo dire, da tutto ciò che ho sentito,” concluse l'agente Hardy, pronto a dare una conclusione definitiva alla faccenda, “che tutto questo mi sembra la conseguenza di uso di droghe. Credo che Bob abbia ragione. Sembra che abbia preso qualcosa di sbagliato. Nel frattempo, continueremo a pattugliare le strade. La cosa migliore che potete fare voi due è restare fermi. Aspettatela qui. Tornerà.” I poliziotti si scambiarono uno sguardo, poi si alzarono in piedi tutti insieme. Caitlin vide che erano impazienti di andarsene. Caleb, Sam e Polly si alzarono, così come Caitlin, che sentiva le ginocchia indebolite. Mentre i poliziotti salutavano, preparandosi tutti ad andarsene, improvvisamente, qualcosa si destò dentro di lei. Non poteva restare più a lungo in silenzio. Non riusciva più a reprimere il desiderio, che bruciava dentro di lei, di dire ciò che sapeva a quelle persone. Dire loro che non stavano prendendola nel modo giusto. “E se fosse qualcos'altro?” Caitlin li richiamò improvvisamente, quando i poliziotti si erano già diretti alla porta. Si immobilizzarono tutti, mentre stavano già indossando i cappotti, e lentamente, si voltarono verso di lei. “Che cosa intende dire?” chiese l'agente Hardy. Caitlin, con il cuore che quasi le spuntava fuori dal petto, si schiarì la gola. Sapeva che non avrebbe dovuto parlare; sarebbe sembrata davvero pazza. Ma non poteva più tenerlo dentro. “Se mia figlia fosse posseduta?” lei chiese. Tutti restarono lì a guardarla, come se fosse assolutamente pazza. “Posseduta?” uno di loro domandò. “Se non fosse più in sé?” Caitlin chiese. “Se stesse mutando? Diventando qualcos'altro?” Un fitto e pesante silenzio riempì la stanza, e Caitlin sentì che tutti, inclusi Caleb, Sam e Polly, si erano voltati ed erano rimasti fermi a guardarla. Le guance le divennero rosse per l'imbarazzo. Ma non poteva farne a meno. Non ora. Doveva proseguire. E sapeva, anche mentre lo faceva, che quello sarebbe stato il punto di svolta, il momento in cui l'intera città non l'avrebbe mai più considerata una persona normale, l'istante in cui la sua vita sarebbe cambiata per sempre. “Se mia figlia stesse diventando un vampiro?”

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