Lo ringraziai per l’ospitalità. Gliene eravamo sempre grati, io e gli altri. «Arrivederci», dissi. «La colazione era ottima, Gatsby». Una volta arrivato in città provai per un po’ a inserire in listino le quotazioni di un’interminabile quantità di titoli, poi caddi addormentato sulla mia sedia girevole. Appena prima di mezzogiorno fui svegliato dal telefono e sussultai con la fronte imperlata di sudore. Era Jordan Baker; mi chiamava spesso a quell’ora perché i suoi spostamenti imprevedibili tra hotel, circoli e case private rendevano difficile rintracciarla in qualsiasi altro modo. Di solito la sua voce mi giungeva attraverso il filo come qualcosa di dolce e fresco, quasi come se una zolla di un verde campo da golf fosse arrivata fino alla finestra dell’ufficio; quella mattina però sembr