Capitolo uno

2221 Words
Capitolo uno Per una schiava sessuale, c'erano esibizioni peggiori dell'Intergalactic Lounge di Prium, noto anche come emporio del sesso. Mina si stiracchiò, inarcando la schiena e spingendo i fianchi in aria prima di muovere la soffice coda blu nel culo. Aveva sette maschi di tre specie diverse a guardare la sua vetrina mentre si dimenava a loro uso dietro il vetro laser. Il lavoro da Prium era continuativo, cosa che alcune avrebbero potuto trovare stancante, ma dopo cinque anni chiusa da Durhock trovava l’eccitazione rinvigorente. No, non l’eccitazione sessuale. Quella non aveva mai fatto per lei. Personalmente, non capiva che cosa del sesso facesse perdere la testa ai maschi. Uno tra quelli che guardavano si strofinò le mani sui capezzoli; lei prese spunto e si strinse i seni, sollevandone uno per leccare il capezzolo. Aveva anni di addestramento alle spalle sull’appagamento del maschio. Tuttavia il tempo che Mina aveva trascorso come animaletto di Durhock non era stato troppo faticoso. Tutto quello che aveva dovuto fare era stato obbedire a ogni comando e apparire bellissima nuda. Indossare un collare, delle stupide orecchie morbide appuntate tra i capelli e una coda che infilava nel culo quando aveva ospiti. Essere servile quando glielo ordinava. Servirlo quando glielo richiedeva, ma non succedeva spesso. Aveva avuto così tanti animaletti da compagnia sessuali, che li teneva per lo più per metterli in mostra. Gattine da esposizione, così Leti, la schiava umana, le chiamava di solito. Leti. Kazo, a Mina mancava. Non sapeva cosa fosse successo all’amica dopo che il suo padrone bangardiano Durhock, quell'idiota, era morto soffocato da un frutto secco. Erano state tutte vendute all'asta con il resto dei suoi averi. Tutto quello che sapeva era che Prium l'aveva comprata per l’emporio sessuale due cicli lunari prima, ed eccola lì. Aveva catturato l'attenzione di uno dei maschi e strisciava lentamente in avanti. Vieni nella mia cella. Alcune schiave preferivano ballare e saltare da sole piuttosto che essere selezionate per l’utilizzo da parte di un cliente, ma non lei. Più interazione aveva con altri, maggiori erano le probabilità di trovare una via d'uscita da quel posto. Aveva bisogno di informazioni, e non le avrebbe ottenute strofinandosi da sola il fiorellino dietro lo schermo laser. No, non avrebbe potuto chiedere un posto migliore del locale di Prium. Rinchiusa nella casa di Durhock non aveva mai avuto possibilità di fuga, nessuna speranza di scoprire qualcosa sulla sua specie, nel caso in cui qualcuno di loro fosse ancora vivo. Ma lì… lì a ogni rotazione del pianeta andavano e venivano centinaia di esseri. Ne aveva già serviti personalmente quaranta, il che significava che aveva saputo tutte le notizie della galassia. Aveva già avuto conferma di non essere l'unica zandiana rimasta in vita. Secondo l'uomo d'affari di Ocrezia ripartito quella mattina, il principe Zander era sopravvissuto e aveva raccolto un piccolo contingente di altri sopravvissuti su una navicella parcheggiata nello spazio aereo ocreziano. Forse era troppo ottimista, ma credeva che se fosse riuscita ad arrivarci, sarebbe stata la benvenuta. Suo padre era il maestro guerriero del re, dopotutto. Doveva pur contare qualcosa. Viveva nel palazzo reale prima dell'invasione dei finn. Ricordava il principe Zander, all’epoca già un guerriero bello e abile al momento dell’invasione addestrato da suo padre, che probabilmente era morto difendendo il re e la regina. Quindi ora tutto ciò di cui aveva bisogno era uscire dall'emporio e trovare un passaggio nello spazio aereo ocreziano. Cosa che per la maggior parte degli esseri sarebbe risultata impossibile, ma se aveva imparato qualcosa da suo padre, erano la concentrazione e la determinazione. Non c'è niente che non possiate fare, era solito dire a lei e alla sorella minore, Talia. Decidete cosa volete o cosa ritenete debba essere fatto e non lasciate mai allontanare la mente dall'obiettivo. Non riusciva a immaginare l'opinione di suo padre sui mezzi che stava utilizzando per raggiungere il proprio scopo. Carne in cambio di informazioni. Di opportunità. Non poteva permettere al nodo della vergogna di liberarsi dalla bocca dello stomaco. Un giorno, una volta libera, guardarla e analizzarla. Per ora avrebbe fatto ciò che doveva. E aveva già compiuto un passo verso la libertà. No, due. Dopo uno studio attento, forse aveva trovato il modo di mandare in cortocircuito il muro laser che la teneva in gabbia. Tutto ciò di cui aveva bisogno era un cristallo di Zandia. Sfortunatamente, non ne vedeva dall’invasione del pianeta a opera dei finn, quando aveva solo otto cicli solari. Il maschio che aveva cercato di attirare si afferrò il cazzo nel pugno, guardandola. Si leccò le labbra e si sedette sui talloni, piegando un dito per invitarlo a entrare. Posso succhiarti il cazzo, brutto ocreziano. Vieni qui così posso convincerti a portarmi con te. Dritta a Ocrezia. O comunque nel suo spazio aereo. ~.~ Erick tornò indietro due volte prima di far atterrare la navicella. Qualche kazone lo aveva seguito. Non avrebbe permesso ai finn di assumere tutti i mercenari della galassia per seguire gli zandiani ora che sapevano che il principe Zander si era procurato un’armata. Per ora, pensava di essere al sicuro. E anche se non lo fosse stato, non avrebbero scoperto nulla dalla sua visita all'Intergalactic Lounge di Prium, l'elegante s*x club sul pianeta neutrale Aurelia, e quello era uno dei motivi per cui aveva scelto di fermarsi lì. Il club presentava ogni tipo di possibilità di copulazione della galassia con quasi tutte le specie. Non vuoi partecipare? Nessun problema! Puoi guardare. Almeno trenta stanze del sesso avevano una parete laser invisibile aperta sul salone. Non sapeva che tipo di cliente le richiedesse. Costava di più mettere l’attività in mostra? O si otteneva uno sconto? Non l'aveva mai chiesto. L'esibizionismo non faceva per lui. Prium era il luogo in cui si fermava a sfogarsi durante la stagione riproduttiva. Quando la biologia gli si accaniva contro perché trovasse una femmina e la impiantasse con il suo seme. Peccato che non fossero rimaste zandiane da impiantare. O almeno aveva creduto che non ce ne fossero fino a due sole rotazioni del pianeta prima, quando due femmine straordinariamente belle erano arrivate alla navicella palazzo mandando ogni maschio fuori di testa per la libidine. Ecco perché aveva deciso di scendere dalla navicella spaziale. Le femmine comunque non erano disponibili. Talia, figlia di maestro Seke, era già accoppiata con il guerriero Tomis, ed Eslyn sembrava avere una relazione con altri tre criminali portati da Zandia. Anche se a giudicare dalle voci voleva liberarsene, cosa che aveva portato ogni guerriero della navicella a chiedere a gran voce di prenderne il posto, offrendosi di condividerla come i precedenti compagni. Ma la condivisione non era nello stile di Erick. Anche se non aveva mai avuto una relazione, lo sapeva istintivamente. Sarebbe stato un kazone possessivo. Se avesse avuto una zandiana, avrebbe combattuto per lei contro ogni maschio della galassia. Un nelot randagio – un mammifero peloso di solito tenuto come animale domestico su Aurelia – gli si rannicchiò intorno alle caviglie, sbattendo le palpebre verso di lui. Si chinò e gli grattò le orecchie. «Mi spiace, non ho cibo da darti, piccolo. Gli zandiani non mangiano spesso.» Solo una volta ogni dieci rotazioni del pianeta, per essere esatti. A meno che non fossero separati dal cristallo di Zandia, la pietra nel cuore del pianeta, che dava loro energia. La preziosa pietra era stata la causa dell’invasione e del massacro perpetrato dai finn quindici cicli solari prima. Le porte elettroniche lampeggiarono e brillarono quando entrò, ma poiché non aveva armi passò illeso. Nel momento in cui entrò, i muscoli si irrigidirono con anticipazione per l’orgasmo. Kazo, non aveva mai avuto tanto bisogno di sfogarsi. Aveva appena perso settecentocinquantamila stein, parte del denaro del principe Zander. Negli anni trascorsi dalla conquista del pianeta, Erick aveva guadagnato o aiutato il principe Zander a guadagnare milioni con investimenti e relazioni d'affari. Ricchezza di cui gli zandiani avevano un disperato bisogno per la guerra alla riconquista della loro preziosa dimora. Ricchezza che avevano usato per acquistare navicelle e armi. Ma era appena tornato dall’incontro con un broker a mani vuote: l’investimento era andato in fumo. «Perdonami, mastro Erick» aveva detto Behn, il broker eglentiano dalla faccia butterata che aveva messo insieme l'accordo per le tre porta navicelle galattiche, rigirandosi il gigantesco anello di cristallo zandiano al dito. Erick aveva scambiato quel cristallo per un affare diversi cicli solari prima. «A questo punto, tutto quello che posso dirti è che l'accordo è stato rimandato.» Rimandato in culo. Sebbene Behn l’avesse mascherata bene, Erick aveva riconosciuto i segnali dell’angoscia. Il rivolo di sudore che gli scorreva dall'orecchio all’alto colletto pieghettato, il vizio di girare l’anello... Le dita gli si erano serrate sul manico della spada. Sarà anche stato consulente per gli affari e il commercio del principe Zander, ma era stato addestrato come guerriero da maestro Seke insieme a tutti gli altri. Nessuno zandiano aveva saltato l’addestramento eccetto gli anziani, indipendentemente dal ruolo occupato sulla navicella palazzo. Avevano un pianeta da recuperare ed erano rimasti in vita pochi preziosi esseri della specie. Perdere l’occasione di riprendersi Zandia era impensabile. Alla fine aveva lasciato vivere Behn, prendendogli dalla scrivania come garanzia l'anello di cristallo e un antico talismano venusiano. Non era colpa di Behn se il venditore lo aveva truffato. Erick lo aveva lasciato minacciandolo affinché recuperasse i suoi fondi. Non che avesse molte speranze di rivedere mai i soldi o le tre porta navicelle galattiche… La perdita era stata un duro colpo. Avevano poche, preziose risorse per riconquistare il pianeta. Peccato però che non fosse tipo da rassegnarsi. Aveva bisogno di risolvere la situazione, perché riferire del fallimento a Zander non era un'opzione. Ma fino a quando non avesse alleviato le pulsioni del cazzo e non avesse allargato le gambe di una o entrambe le nuove abitanti in un pieno assalto, non sarebbe stato in grado di pensare. Quindi era il momento di Prium. Saltò la lounge, che pulsava di un riverbero ipnotico progettato per abbassare le inibizioni. La pesantezza ai lombi non era d’aiuto. Andò direttamente in una sala per le offerte, dove poteva visualizzare gli ologrammi delle femmine disponibili e acquistare un'ora o due con una di loro. Dietro al bancone c’era Prium in persona, e quando vide Erick si avvicinò. Alto, snello e dalla pelle bianco rosata, con occhi pallidi quasi argentei, Prium, come la maggior parte degli aureliani, possedeva una bellezza austera. Anche i maschi apparivano femminili, con dita lunghe e delicate e crani allungati. Indossava una morbida veste foderata di pelliccia di colore giallo pallido e aveva pantofole ricamate in modo intricato dalle punte affilate e arricciate. «Benvenuto da Prium, maestro...» «Erick.» «Maestro Erick. Sì, bentornato. Oggi ho proprio la femmina giusta per te.» Qualcosa nel modo in cui Prium lo disse, o nell’insinuazione celata dietro alle parole, gli fece formicolare la nuca. La mano andò alla cintura della spada, ma ovviamente aveva riposto tutte le armi nella navicella. Merda. Odiava essere disarmato. «No, fidati di me, adorerai il mio ultimo acquisto» disse l’affascinante magnaccia. Erick aveva una regola personale sul non credere mai a nessuno che dicesse fidati di me, quindi mantenne un’espressione impassibile e aspettò. Perché proprio lui era stato preso di mira da Prium per l’extra? Non era un cliente abituale né uno spendaccione. Sembrava tutto fuori posto, come se lo stesse incastrando. Prium lanciò un ologramma e tutto divenne chiaro come il cristallo di Zandia. Non era una truffa. Gli si ghiacciò la pelle, seguì un formicolio caldo. Le dita si chiusero a pugno. Prium aveva una femmina zandiana. Gli ci volle ogni grammo di autocontrollo per non gettarsi contro al venditore ambulante di carne e soffocargli quello sguardo compiaciuto sul viso. Una zandiana tenuta come schiava sessuale? Sul suo cadavere. Avrebbe voluto uccidere Prium, kazo, per aver disonorato un essere della sua specie. Poco importava che schiavizzare uno zandiano fosse illegale perché la sua specie era stata riconosciuta dalle Galassie Unite. Ma aveva negoziato centinaia di accordi. Sapendo che era meglio non palesare alcuna emozione, lanciò all'ologramma uno sguardo annoiato. «Interessante. Dove l'hai trovata?» L'ologramma ruotò e gli venne la pelle d’oca sulle braccia. Anche se i capelli le erano stati decolorati di una tonalità umana biondo rossastro, la riconobbe. Taramina. L'altra figlia scomparsa di Seke. «Si chiama Mina. L'ho comprata con molti schiavi da una collezione privata. Aureliana. Il precedente proprietario li usava come animali domestici.» Oh no. Non lo aveva detto davvero, kazo. Erick mandò giù la rabbia. Le unghie gli premevano nella pelle dei palmi, ma si sforzò di manifestare una calma che non aveva attraverso la postura delle spalle, il viso. Dipingendosi in volto un'espressione annoiata, disse: «Va bene. La provo.» «Nessun incontro privato con questo essere. Puoi averla solo in una cella sul palco principale.» Ogni cellula del corpo si ribellò all'idea. Aveva bisogno di prendere la femmina da sola. Non per scoparla: non poteva toccare la figlia di Seke, a meno che non volesse una morte rapida per mano del maestro d'armi. «Quanto vuoi per un incontro privato?» Ecco, ora sembrava troppo ansioso. Dannazione, non voleva sverlare le sue carte. La bocca generosa di Prium si allungò in un sorriso a trentadue denti. Non si era mica lasciato ingannare. «Solo cella sul palco. È una delle mie esposizioni migliori.» Kazo di inferno. «Bene. Perché non me la mostri?»
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