Prologo

582 Words
PrologoNazareth di Galilea Ventesimo giorno del mese di Sivan dell’anno 3825 dalla Creazione del Mondo Mio caro Reuben, spero che con l’aiuto di HaShem tu sia in buona salute. Io nonostante la mia veneranda età sono ancora in forze e ho deciso di accettare il tuo invito. Metterò la mia scarsa memoria e la mia testa vecchia e stanca a tua disposizione, così potrai ascoltare le mie storie. Sia lode a Colui il cui nome non può essere pronunciato! Se HaKadosh Baruch Hu mi concederà abbastanza giorni di vita, ti detterò i fatti della mia giovinezza perché si sappia finalmente quanto è accaduto in quegli anni. E tutto resti scritto per amore della verità, per essere narrato ai posteri senza bugie o mistificazioni. Proprio ieri Shimon ben Jonah è venuto in visita nella mia umile dimora: ne sono stato onorato! Ha fatto molta strada da quando era solo un umile pescatore del lago di Genesaret: me lo ricordavo vestito di una semplice tunica grezza, a piedi scalzi, mentre aggiustava le reti sulla spiaggia. Ora è una persona importante, con un seguito di discepoli degno di un gran maestro della qabbālāh, vestito di abiti preziosi come un ricco mercante. Le sue mani sono ancora callose, ma le sue unghie sono curate e pulite. Con me ha usato tutta la sua gentilezza e sono felice che sia venuto a trovarmi. Mi ha detto che Yochanan, il discepolo prediletto, ha iniziato a scrivere la storia di Yeshua ben Yosef per tramandarla ai posteri e non posso negare che la cosa mi abbia dato molto fastidio. Come tu sai, sono proprio io quello che l’ha conosciuto meglio. Dal giorno in cui è nato fino alla sua tragica morte su quella maledetta croce romana, gli sono sempre stato accanto: per me lui era un fratello, malgrado non fossimo nati dagli stessi genitori. L’Onnipotente sa che l’ho amato più di chiunque altro e che lui mi ricambiava teneramente. Ancora oggi non so se Yeshua fosse o meno il Mashiach d’Israel, l’eletto atteso da tutti gli ebrei, come sostengono in molti. O addirittura il figlio di HaShem come dicono i suoi seguaci. Personalmente ho sempre saputo che fosse solo il figliolo di abba Yosef, ma forse la mia mente è troppo limitata per riuscire a leggere nella maniera corretta i fatti incredibili che mi accingo a raccontarti. Nonostante siano passati da allora tanti anni e io sia ormai giunto alla fine della mia vita terrena, ho ancora molta confusione dentro in merito al significato di quanto è accaduto. Ma la mia mente è lucida, ricordo ogni cosa come se fosse ieri. Con l’aiuto di Colui che tutto può, quindi, mi limiterò alla fredda cronaca lasciando da parte ogni interpretazione. Ti racconterò la sua storia, cercando di non farmi influenzare dai contrasti e dalle incomprensioni che mi hanno allontanato da coloro che si definiscono suoi seguaci. B’Hatzlacha, Reuben! Raccogli quindi i tuoi papiri, prendi lo stilo e il tuo inchiostro migliore in modo che non si sbiadisca troppo velocemente, poi raggiungimi nella mia umile casa. Ho approntato per te un tavolino sotto la finestra in modo che tu possa avere luce dall’alba fino al tramonto, senza sforzarti troppo gli occhi. Spero che Colui che tutto può, mi conceda ancora tutto il tempo necessario a portare a termine la mia opera. Non so se qualcuno, in futuro, la leggerà. Ma questa è la vera storia di Yeshua di Nazareth… Che HaShem ti colmi di benedizioni. Ti attendo. Daniel ben Aaron
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