Linguaggio e Programmazione Neuro-Linguistica

728 Words
Linguaggio e Programmazione Neuro-Linguistica Questo studio è fondato sui modelli e le distinzioni della Programmazione Neuro-Linguistica (PNL). La PNL esamina l’effetto del linguaggio sulla nostra programmazione mentale e sulle altre funzioni del nostro sistema nervoso. Si interessa anche di come la nostra programmazione mentale e il sistema nervoso plasmano e influenzano il linguaggio e i modelli linguistici. L’essenza della Programmazione Neuro-Linguistica è il funzionamento del nostro sistema nervoso (“neuro”), intimamente legato alla nostra capacità di produrre il linguaggio (“linguistica”). Le strategie (i “programmi”) attraverso cui organizziamo e guidiamo il nostro comportamento sono formate da schemi neurologici e verbali. Nel loro primo libro, La struttura della magia (1975), i fondatori della PNL Richard Bandler e John Grinder si sono sforzati di stabilire dei principi che stanno dietro l’apparente “magia” del linguaggio a cui Freud si riferiva. (Da: The structure of Magic) Tutte le realizzazioni dell’umanità, sia quelle positive sia quelle negative, comportano l’uso del linguaggio. Noi esseri umani usiamo il linguaggio in due modi. Lo usiamo innanzitutto per rappresentare la nostra esperienza: chiamiamo questa attività ragionare, pensare, fantasticare, raccontare. Quando usiamo il linguaggio come sistema di rappresentazione, creiamo un modello della nostra esperienza. Tale modello si basa sulla nostra percezione del mondo. Le nostre percezioni sono anche determinate in parte dal nostro modello o rappresentazione… In secondo luogo, ci serviamo del linguaggio per trasmetterci reciprocamente il nostro modello o la nostra rappresentazione del mondo. Quando usiamo il linguaggio per comunicare, lo chiamiamo parlare, discutere, scrivere, tenere una lezione, cantare. Secondo Bandler e Grinder, il linguaggio è un mezzo che serve sia per rappresentare o creare modelli della nostra esperienza sia per trasmetterli. Gli antichi Greci, a dire il vero, avevano parole diverse per questi due usi del linguaggio. Con il termine rema indicavano le parole usate come mezzo di comunicazione e col termine logos indicavano le parole associate al pensiero e alla comprensione. Rema si riferiva a ciò che viene detto oppure alle ‘parole intese come cose’. Logos () si riferiva alle parole collegate con la “manifestazione della ragione”. Il grande filosofo greco Aristotele descrisse la relazione tra le parole e l’esperienza mentale in questo modo: Le parole pronunciate sono i simboli dell’esperienza mentale e le parole scritte sono i simboli delle parole pronunciate. Gli uomini non si esprimono tutti con gli stessi suoni, così come non hanno tutti la stessa grafia, ma le esperienze mentali rappresentate simbolicamente da quei suoni sono uguali per tutti, come le cose di cui esse costituiscono le immagini. L’affermazione di Aristotele, secondo cui le parole “simboleggiano” le nostre “esperienze mentali”, rimanda alla nozione di PNL che afferma che le parole scritte ed espresse verbalmente sono ‘strutture superficiali’, le quali a loro volta sono trasformazioni di altre ‘strutture profonde’, mentali e linguistiche. Di conseguenza, le parole sono in grado sia di riflettere sia di plasmare le esperienze mentali. Questo aspetto le rende uno strumento potente per il pensiero ed altri processi mentali consci ed inconsci. Accedendo alla struttura profonda che si trova al di là delle parole specifiche usate da una persona, possiamo identificare e influenzare le operazioni mentali al livello più profondo, le quali vengono rivelate dai modelli linguistici utilizzati da quella persona. Sotto questo aspetto, il linguaggio non è solo un ‘fenomeno secondario’ o un insieme di segni arbitrari mediante i quali comunichiamo le nostre esperienze mentali; è una componente chiave della nostra esperienza mentale. Come Bandler e Grinder suggeriscono: (Da: The Structure of Magic) Il sistema nervoso, dal quale dipende la produzione del sistema rappresentazionale del linguaggio, è lo stesso sistema nervoso con il quale gli uomini producono ogni altro modello del mondo: visivo, cinestesico, etc… In ciascuno di questi sistemi operano gli stessi principi strutturali. Quindi il linguaggio può surrogare, e perfino sostituire, le esperienze e le attività degli altri sistemi rappresentazionali interni. Una conseguenza importante di ciò è che ‘parlare di qualcosa’ non solo può rivelare le nostre percezioni, ma le può letteralmente creare o cambiare. Ciò implica che il linguaggio ha un potenziale profondo e che gioca un ruolo speciale nel processo di cambiamento e di guarigione. Nell’antica filosofia greca, per esempio, si pensava che il ‘logos’ costituisse il principio unificante, regolatore dell’universo. Eraclito (540-480 a.C.) definì il ‘logos’ come ‘il principio universale attraverso il quale tutte le cose furono correlate e tutti gli eventi naturali avvennero’. Secondo gli stoici, il ‘logos’ era un principio cosmico dominante o generatore, che era immanente e attivo in tutta la realtà, e la pervadeva completamente. Secondo Filone, un filosofo ebreo di lingua greca (contemporaneo di Gesù) il “logos” era il mediatore tra la realtà ultima ed il mondo sensibile.
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