CAPITOLO TRE

1590 Words
CAPITOLO TRE Samantha guardò le enormi porte doppie aprirsi davanti di lei, cigolando mentre si muovevano sui cardini, e avvertì una stretta allo stomaco. Stava entrando nelle stanze del suo leader, accompagnata da diversi vampiri guardiani. Non la stavano trattenendo — non avrebbero mai osato— ma l'accompagnavano standole molto vicini ed il messaggio era chiaro. Era ancora una di loro, ma era agli arresti domiciliari, almeno fino a quando non avesse incontrato Rexius. L'aveva convocata come una soldatessa, ma anche come una prigioniera. Le porte si chiusero rumorosamente alle sue spalle, e lei vide che l'enorme stanza era piena. Non vedeva un raduno simile da anni. C'erano centinaia di vampiri al suo interno. Chiaramente, volevano tutti guardare, conoscere le notizie, sapere che cosa fosse avvenuto con la Spada. Come aveva fatto a farsela portare via. Soprattutto, volevano che lei fosse punita. Sapevano che Rexius era un leader spietato, e che persino il minimo errore avrebbe causato una grande punizione. Samantha lo sapeva. Non stava cercando di sfuggire al proprio destino. Aveva accettato la sua missione, ed aveva fallito. Aveva trovato la Spada, sì, ma l'aveva anche persa. Aveva permesso a Kyle e Sergei di impadronirsene sotto il suo naso. Tutto doveva essere perfetto. Lei ricordava chiaramente la Spada, che giaceva lì, sul pavimento della Cappella del Re, nel corridoio, a pochi metri di distanza. Le sarebbero bastati pochi secondi per prenderla, per portare a termine la missione e diventare l'eroina del covo. E poi Kyle e quell'orribile scagnozzo, Sergei, erano arrivati, le avevano fatto perdere conoscenza e gliela avevano rubata sotto il naso. Era ingiusto. Come poteva aspettarsi qualcosa di simile? E ora, che cosa era diventata? La responsabile. Quella che si era lasciata sfuggire la Spada. Quella che aveva fallito nella missione. Oh sì, l'avrebbe pagata cara. Questo era certo. Ormai le importava di una cosa sola: voleva che Sam fosse al sicuro. Era stato colpito, fino a perdere i sensi, e lei lo aveva portato via da quel posto, fin lì. Lo aveva voluto vicino a sé. Non era pronta a lasciarlo andare, e non sapeva in quale altro posto portarlo. Si era introdotta furtivamente, e lo aveva messo al sicuro, in una stanza vuota del loro covo. Nessuno l'aveva vista, o almeno per quanto lei ne sapesse. Sarebbe stato al sicuro lì dentro, lontano dagli occhi indiscreti di quei vampiri. Avrebbe riferito dell'accaduto a Rexius, patito la sua punizione, e dopo avrebbe atteso fino all'alba, quando tutti sarebbero stati addormentati, e sarebbe fuggita con Sam. Naturalmente, non poteva scappare subito. Avrebbe prima dovuto parlare con Rexius, subire la sua punizione, o altrimenti il suo covo le avrebbe dato la caccia, e lei avrebbe dovuto fuggire e nascondersi per il resto della sua vita. Dopo la punizione, nessuno si sarebbe mai messo sulle loro tracce. Poi, avrebbe preso Sam, e sarebbero andati via da lì, per poi stabilirsi da qualche parte. Soltanto loro due. Non si era certo aspettata che il ragazzo, Sam, facesse nascere in lei dei sentimenti, così come era successo. Quando ora pensava alle sue priorità, metteva lui al primo posto. Voleva stare con lui. Aveva bisogno di stare con lui. Infatti, per quanto folle potesse suonare, anche alle sue orecchie, non riusciva più a immaginare la sua vita senza di lui. Un'infatuazione con un ragazzo adolescente. Era furiosa con se stessa. Non sapeva come aveva fatto ad arrivare a quel punto. Un'infatuazione con un adolescente. Men che meno, un umano. Lei si odiava per questo. Ma le cose stavano proprio così. Non c'era modo di riuscire a cambiare il modo in cui si sentiva. Quel pensiero le diede forza, mentre si avvicinava lentamente al trono di Rexius, preparandosi alla sentenza. Avrebbe patito una sofferenza indescrivibile, ne era consapevole, ma il pensiero di Sam le avrebbe dato la forza di affrontare quello che l'aspettava. Avrebbe avuto qualcuno da cui tornare. E Sam sarebbe stato protetto, lontano da tutto questo. Ciò rendeva tutto sopportabile. Ma l'avrebbe amata dopo che lei avrebbe subito la punizione? Se conosceva Rexius, le avrebbe riservato il bagno con l'Acido Iorico, le avrebbe sfigurato il volto per quanto fosse riuscito. Dopodichè lei avrebbe perso la migliore parte di sé. Sam avrebbe continuato ad amarla? Lei sperava proprio di sì. Un silenzio calò sopra la stanza, mentre centinaia di vampiri si avvicinarono, impazienti di assistere allo scambio. Samantha fece diversi passi per avvicinarsi a Rexius, e si mise a terra su un ginocchio, chinando la testa. Rexius, distante solo pochi metri, era seduto sul suo trono, con gli occhi blu dallo sguardo rigido e gelido, che la trafiggevano. La guardò per quelli che sembrarono minuti, sebbene Samantha sapesse che si era trattato probabilmente solo di secondi. Tenne la testa chinata. Sapeva che avrebbe fatto meglio a non incontrare il suo sguardo. “Allora,” Rexius esordì, la sua voce roca fendeva l'aria, “la gallina torna al pollaio.” Trascorsero altri minuti, mentre lui studiava Samantha. Lei sapeva che avrebbe fatto meglio a non cercare di fornire alcuna spiegazione. Mantenne solo la testa chinata. “Ti ho affidato una semplice missione,” lui continuò. “Dopo i fallimenti di Kyle, mi occorreva qualcuno di cui potermi fidare. Il mio soldato più valoroso. Non mi hai mai deluso prima, non in migliaia di anni,” lui disse, con lo sguardo fisso su di lei. “Ma in questa, questa semplice missione, in qualche modo, hai fallito. E lo hai fatto miseramente.” Samantha abbassò di nuovo la testa. “Dunque. Dimmi esattamente che cosa è accaduto alla Spada. Dov'è?” “Mio signore,” lei cominciò, lentamente, “Mi sono messa sulle tracce della ragazza, Caitlin. E di Caleb. Li ho trovati entrambi. Ed ho trovato la Spada. Ho anche fatto in modo che Caitlin la facesse cadere. Era sul pavimento, distante da me solo pochi metri. Sarebbero bastati pochi secondi in più per prenderla e portarla a te.” Samantha deglutì. “Non avrei potuto prevedere che cosa è successo dopo. Sono stata presa di sorpresa e attaccata da Kyle”. Un forte mormorio esplose in tutta la stanza popolata di vampiri. “Prima che potessi afferrare la Spada,” lei continuò, “Kyle l'aveva già presa. E' fuggito dalla chiesa, e non c'è stato nulla che io potessi fare. Ho provato a ritrovarlo, ma non ci sono riuscita, era troppo lontano. Ora la Spada è in suo possesso.” Un mormorio ancora più forte esplose in tutta la stanza. L'ansia al suo interno era palpabile. “SILENZIO!” urlò una voce. Il mormorio allora scemò lentamente. “Allora,” Rexius cominciò, “dopo tutto questo, hai lasciato che Kyle prendesse la Spada. Gliel'hai praticamente consegnata.” Samantha sapeva che avrebbe dovuto evitare, ma non riusciva a contenersi. Lei doveva dire qualcosa in propria difesa. “Mio signore, non c'era niente che io potessi fare —” Rex l'interruppe, scutendo semplicemente la testa. Lei temette quel gesto. Significava che qualcosa di brutto sarebbe seguito. “Grazie a te, ora mi devo preparare per due guerre. Questa patetica guerra con gli umani, e, ora, una guerra con Kyle.” Un pesante silenzio cadde nella stanza, e Samantha comprese che la sua punizione era imminente. Era pronta ad accettarla. Teneva bene in mente l'immagine di Sam, e il fatto che non potessero assolutamente ucciderla. Non lo avrebbero mai fatto. Ci sarebbe stata una vita dopo tutto questo, una sorta di vita, e Sam ne avrebbe fatto parte. “Ho una punizione molto speciale per te,” Rexius disse lentamente, esplodendo in un lento sorriso. Samantha sentì le ampie doppie porte aprirsi dietro di lei e si voltò a guardare. Il cuore le si fermò. Lì, trascinato da due vampiri, incatenato mani e piedi, c'era Sam. Lo avevano trovato. Era imbavagliato e, per quanto si dimenasse nel tentativo di emettere un qualsiasi suono, non poteva. Aveva gli occhi spalancati per lo shock e la paura. Lo trascinarono fino al lato della stanza, con le catene tintinnanti, e lo bloccarono, costringendolo a guardare. “Sembra che non solo tu abbia perso la Spada, ma che abbia anche sviluppato affetto per un umano, nonostante le regole della nostra razza,” Rexius esclamò “La tua punizione, Samantha, consisterà nel guardare soffrire chi ti è più caro. Ho capito che non si tratta di te stessa. E' questo ragazzo. Questo patetico, piccolo, ragazzo umano. Molto bene,” lui disse, sporgendosi in avanti, sorridendo. “Allora è così che sarai punita. Faremo patire a questo ragazzo delle orribili sofferenze.” Il cuore di Samantha batteva forte in petto. Sta per avvenire qualcosa che lei non aveva previsto, e si trattava di qualcosa che lei non avrebbe lasciato accadere. Ad ogni costo. Lei si mise in azione, balzando in direzione dei custodi di Sam. Ne raggiunse uno, colpendolo dritto al petto. Questo volò all'indietro. Ma prima che potesse attaccare anche l'altro, diversi vampiri si gettarono su di lei, afferrandola e tenendola giù. Lei lottò con tutte le sue forze, ma erano in troppi, e non riusciva a competere con la loro forza collettiva in una volta sola. Era costretta a guardare, senza poter fare nulla, mentre diversi vampiri trascinavano Sam al centro della stanza. Lo posizionarono sul punto—il punto esatto riservato a coloro che subivano il bagno di Acido Iorico. Per un vampiro, quella era una punizione indescrivibilmente dolorosa. Marchiava per la vita. Per un umano, però, il dolore sarebbe stato incalcolabile, e la punizione sarebbe culminata in una morte orribile. Stavano portando Sam alla sua esecuzione. E la stavano costringendo a guardare. Il sorriso di Rexius si allargò ulteriormente, quando Sam venne incatenato al punto designato. Appena Rexius fece un cenno col capo, uno dei custodi tolse il nastro dalla sua bocca. Sam cercò immediatamente Samantha, con il terrore negli occhi. “Samantha!” gridò. “Ti prego! Salvami!” Samantha, nonostante se stessa, scoppiò in lacrime. Non c'era nulla, assolutamente nulla che lei potesse fare. Sei vampiri portarono avanti un calderone di ferro, traboccante e sibilante, agganciato alla cima di una scala. Lo misero in posizione, proprio sopra la testa di Sam. Sam guardò in alto, verso di lui. E l'ultima cosa che vide fu il liquido lasciare il calderone che puntava proprio al suo volto.
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