Quando Ares entrò nello suo ufficio, Brune lo accolse con lo stesso sguardo interrogativo che gli aveva rivolto a colazione. “Sogni?” si informò subito, scrutandolo. Non si stupì che fosse stato messo al corrente anche lui. “Ehm … No. Cioè sì, ma non di quel … tipo.” In silenzio, lo invitò ad accomodarsi. “Ecco … Ehm …” Adesso che era lì, come sperava, e che l’amico di famiglia era disponibile ad ascoltarlo, Ares avrebbe voluto trovarsi altrove. Si schiarì la voce, fece un bel respiro profondo e sparò d’un fiato. “È per East-Star. Scusa se ti disturbo per queste … stupidaggini, ma non so dove sbattere la testa. Ho passato una notte piena di incubi. Ti prego, ho bisogno di parlarne con un adulto, un amico che mi dia una mano. Ma se non vuoi, non fa niente, tolgo il disturbo.” Si alzò e