13 SARAH Mi appoggiai alla porta della camera da letto che Wilder aveva rivendicato come sua – non avrei assolutamente messo piede in quella di King fino a quando non avessi fatto bruciare le lenzuola – trassi un respiro profondo e cercai di cacciare indietro le lacrime. Non funzionò. I sentimenti che mi affioravano in superficie erano troppi e non potei fare a meno di piangere. Mia madre. Mia madre! Oh. Mio. Dio. Sollevai lo sguardo al soffitto, coprendomi gli occhi con le dita. Premetti e praticamente cercai di trattenere le lacrime così. Non ero certa se avrei dovuto sentirmi mortificata o arrabbiata. Mortificata dal fatto che mia madre avesse cercato di sedurre King. Arrabbiata per... be’, lo stesso motivo. Aveva avuto il coraggio di venire fino nel Montana e infilarsi nel letto di