II.— Che diamine! — sobbalzò Keene. Girò con la testa all’interno del casco inamovibile, scrutando attraverso le lenti della visiera posteriore. Cinque, anzi, sei figure in tuta spaziale di metallo blu erano schierate alle sue spalle: dovevano essersi avvicinate nell’impercettibilità del vuoto mentre lui stava ripulendo la tuta dai cristalli. Provò per un attimo una sensazione di meraviglia, temendo di essersi imbattuto in qualche grottesco abitante del misterioso pianeta nero, ma uno sguardo rivelò che le forme erano umane. Così come umani erano i volti offuscati dalla semioscurità dietro le visiere, e umana era la voce che aveva sentito. Keene esitò. — Sentite — disse. — Non vogliamo disturbarvi. Vogliamo solo un po’ di tungsteno per riparare il nostro… — Muovetevi! — sbottò la voce, i