Capitolo unico-2

2000
A circa un quarto di miglio dalle scuderie l’ impermeabile di John Straker era appeso a un cespuglio di ginestre. Nei pressi si stende nella landa una depressione a forma di conca, e nel fondo di questa hanno trovato il cadavere dello sfortunato allenatore. Aveva il cranio spaccato da un forte colpo prodotto da uno strumento pesante e il suo corpo presentava una ferita alla coscia che era attraversata da un taglio lungo e netto, indubbiamente causato da un’arma molto appuntita. È apparso perciò evidente che Straker si fosse difeso disperatamente contro i suoi assalitori, poiché nella mano destra stava impugnando un minuscolo coltello che era intriso di sangue fino al manico, mentre nella sinistra stava stringendo ancora una sciarpa di seta rossa e nera, che la cameriera ha riconosciuto subito per averla vista la sera innanzi al collo dello sconosciuto che le si è avvicinato nei pressi della scuderia. Anche Hunter, quando si è riavuto dal suo torpore, ha dichiarato senza la minima esitazione che quella sciarpa apparteneva allo sconosciuto, ed era pure certo che fosse stato lo straniero a drogare il montone al curry nell’attimo in cui è rimasto solo accanto alla finestra, per privare in tal modo le scuderie del loro guardiano. In quanto al cavallo scomparso, vi sono parecchie prove, nel fango raccolto nel fondo della conca fatale, che esso è stato lì al momento della lotta. Ma da quel mattino non è stato più visto, e nonostante l’offerta di una ricompensa, e benché tutti gli zingari di Dartmoor siano in allerta, di ‘Silver Blaze’ non si ha fino ad ora alcuna notizia. L’analisi chimica ha infine rivelato che gli avanzi della cena, lasciati dal garzone della scuderia, contengono una forte quantità di oppio in polvere, mentre gli altri due garzoni, i quali pure avevano mangiato lo stesso cibo quella stessa sera, non hanno risentito alcun effetto nocivo. Questi sono gli avvenimenti riguardanti la vicenda, spogli di qualsiasi congettura ed espressi nel modo più chiaro. Vi riassumo ora quanto ha fatto la Polizia in proposito. L’ispettore Gregory, a cui il caso è stato affidato, è senz’altro un funzionario molto competente: se fosse stato dotato di maggiore immaginazione avrebbe potuto giungere ad importanti risultati nella sua professione. Appena giunto sul posto ha rintracciato e ha arrestato prontamente l’uomo su cui logicamente si sono posati i sospetti di tutti. Non ha fatto molta fatica a scovarlo, poiché è ben conosciuto in tutta la zona. Questo giovane si chiama Fitzroy Simpson. È di famiglia ed educazione ottime, e dopo avere sperperato una fortuna sui campi di corse, si guadagna da vivere ora facendo con molta discrezione e signorilità l’allibratore privato in vari circoli sportivi londinesi. L’esame dei suoi registri ha rivelato che egli ha incassato scommesse sul favorito per un ammontare di cinquemila sterline. Al momento dell’arresto ha dichiarato di essersi recato di sua iniziativa a Dartmoor nella speranza di ottenere qualche informazione sui cavalli di King’s Pyland, nonché su ‘Desborough’, il secondo favorito, che è in carico di Silas Brown alle scuderie Mapleton. Non ha tentato di negare il suo comportamento della sera precedente, ma ha dichiarato di non avere avuto alcun intento malvagio, e di avere semplicemente desiderato ottenere qualche informazione di prima mano. Quando gli hanno mostrato la sciarpa è diventato pallido e non ha saputo assolutamente spiegare come mai fosse in mano all’uomo assassinato. I suoi abiti ancora tutti bagnati hanno evidenziato che fosse stato fuori sotto la tempesta della sera prima, e il suo bastone, in legno Penang, appesantito con piombo, avrebbe potuto essere lo strumento che, con colpi ripetuti, avrebbe inferto le terribili percosse che hanno causato la morte dell’allenatore. Comunque sulla sua persona non è stata riscontrata la minima ferita, mentre le condizioni in cui è stato ritrovato il coltello di Straker indicherebbero che uno almeno dei suoi assalitori fosse stato colpito. Ecco il tutto in poche parole, Watson, e se voi poteste darmi qualche illuminante considerazione in proposito, gliene sarò infinitamente grato.» Ero stato ad ascoltare con il più grande interesse l’esposizione di Holmes; con la sua tipica chiarezza, mi aveva preparato sulla vicenda. Sebbene molti di quei fatti mi fossero noti, non ne avevo fino a quel momento apprezzato tutta la loro importanza relativa, né il nesso che legava gli uni agli altri. «Non è possibile», osservai, «che la ferita sulla coscia di Straker sia stata causata dal suo stesso coltello nei movimenti convulsi che accompagnano ogni ferita al cervello? «È più che possibile, è probabile. In questo caso viene meno uno dei punti principali a favore dell’accusato.» «Eppure», ripresi, «ancora adesso non riesco a capire quale possa essere la teoria della Polizia.» «Temo che qualsiasi ipotesi da noi avanzata, incontri le più gravi obiezioni», rispose il mio compagno. «La Polizia immagina, io penso, che Fitzroy Simpson, dopo aver narcotizzato il ragazzo ed essersi impadronito, in qualche modo di un duplicato della chiave, abbia aperto la porta della scuderia, e ne abbia tratto il cavallo con l’intento di rapirlo. Manca la briglia dell’animale, perciò Simpson deve avergliela attaccata. Dopodiché, lasciando la porta aperta ha condotto il cavallo verso la brughiera, quando si è imbattuto o è stato raggiunto dall’allenatore. Naturalmente ne è seguita una lite, Simpson deve avere ripetutamente colpito alla testa il suo avversario col suo pesante bastone senza essere minimamente ferito dal piccolo coltello che Straker ha estratto per difendersi, poi il ladro o ha condotto il cavallo in un nascondiglio segreto, oppure può essersela svignata durante la zuffa, e può darsi che ora stia vagando per la brughiera. Questo è il caso così come appare alla Polizia, e per quanto improbabile, le altre spiegazioni lo sono ancora di più. Comunque non appena mi troverò sul posto, vedrò come stanno le cose, ma fino a quel momento non vedo come ci sia possibile, così senza precisi elementi, formulare una qualsiasi ipotesi.» Giungemmo che era ormai sera alla piccola cittadina di Tavistock, la quale sta, come la borchia di uno scudo, nel mezzo dell’immensa area di Dartmoor. Due signori ci attendevano alla stazione: il primo alto e biondo con una testa leonina ed una lunga barba, occhi di un azzurro chiaro straordinariamente penetranti, l’altro un omino piccolo, vivace, molto accurato nella persona, che indossava una giacca a coda di rondine ed un paio di ghette con le strisce ben curate ed il monocolo infossato nell’orbita. Quest’ultimo era il Colonnello Ross, il noto sportivo; il primo era l’ispettore Gregory, un uomo che si stava facendo una rapida fama nel servizio di Polizia britannico. «Sono felice che voi abbiate risposto al nostro appello, signor Holmes», esordì il Colonnello. «Il qui presente Ispettore ha fatto tutto ciò che era umanamente possibile fare, ma non voglio lasciare nulla di intentato nella speranza di vendicare il povero Straker e di ritrovare il mio cavallo. «Si sa qualcosa di nuovo?», domandò Holmes. «Purtroppo siamo pressapoco al punto di partenza», gli rispose l’Ispettore. «Fuori ci aspetta una carrozza aperta, e giacché penso che voi vorrete vedere i posti prima di sera, potremmo parlarne in vettura.» Un minuto dopo fummo tutti seduti in un comodo landò e ci dirigemmo di gran fretta attraverso la vecchia cittadina del Devonshire. L’ispettore Gregory non fece che rimuginare il suo caso, emettendo una serie ininterrotta di osservazioni, mentre Holmes gettava una domanda qua e là o un’esclamazione occasionale. Il Colonnello Ross si era appoggiato ai cuscini della carrozza, le braccia conserte, il cappello calato sugli occhi, mentre io stavo ad ascoltare con estremo interesse la conversazione dei due investigatori. Gregory stava esponendo la sua teoria, che era quasi uguale a quella che Holmes aveva previsto sul treno. «La rete si stringe sempre più intorno a Fitzroy Simpson» affermò Gregory, «e personalmente credo che sia proprio lui il nostro uomo. Del resto devo ammettere che ci mancano prove dirette e che un successivo sviluppo della situazione potrebbe totalmente capovolgere la mia ipotesi. «Qual è la vostra opinione riguardo il coltello di Straker? «Siamo giunti alla conclusione che si sia ferito da solo cadendo. «Questa è stata appunto l’ipotesi che poco fa mi ha formulato il mio amico dottor Watson. In questo caso, ciò sarebbe contro Simpson.» «Senza dubbio. Sul suo corpo non è stata trovata alcuna traccia di ferita, e gli indizi contro di lui sono molto forti. Egli ha avuto tutto l’interesse a far scomparire il favorito. Su di lui grava il sospetto di avere narcotizzato il garzone della scuderia; si stava trovando indubbiamente fuori nella tempesta, era armato di un pesante bastone, e la sua sciarpa è stata rinvenuta nella mano del morto. Mi sembra ce ne sia più che a sufficienza per mandarlo in tribunale.» Holmes scosse il capo. «Un abile avvocato difensore ridurrebbe a pezzi tutte queste testimonianze a sfavore», mormorò. «Che interesse poteva avere Simpson a portar via il cavallo dalla scuderia? Se avesse voluto rovinarlo, perché non lo ha fatto sul posto? È stata ritrovata in suo possesso un’altra chiave? Chi è il farmacista che gli ha venduto la polvere d’oppio? E, soprattutto, dove poteva lui, poco pratico della zona, nascondere un cavallo, ed un cavallo di quel valore, per giunta? Che spiegazione dà Simpson del foglio che voleva far consegnare dalla cameriera al ragazzo?» «Afferma che si trattasse di una banconota da dieci sterline. Infatti nel suo portafogli ne è stata trovata una. Però altri suoi argomenti possono essere facilmente confutati. Simpson non è affatto poco pratico della zona. Ha soggiornato due volte a Tavistock durante l’estate. L’oppio se lo è probabilmente procurato a Londra. In quanto alla chiave, dopo essersene servito, deve averla buttata via. E il cavallo può rimanere in fondo ad una delle tante cave o vecchi pozzi di cui è disseminata la brughiera.» «Come giustifica il rinvenimento della sua sciarpa in mano al morto?» «Ammette che è sua e afferma di averla smarrita. Però nella vicenda si è accertato un elemento nuovo che può spiegare come sia stato Simpson a portar via il cavallo dalla scuderia». Holmes era attentissimo. «Abbiamo trovato delle tracce che indicano chiaramente che un gruppo di zingari si è accampato lunedì notte ad un miglio di distanza dal luogo del delitto. Martedì gli zingari sono scomparsi. Ora, ammesso che ci fosse un’intesa tra Simpson e questi zingari, non può aver consegnato loro il cavallo e non può trovarsi attualmente l’animale in loro possesso?» «Certo la cosa è possibile.» «La brughiera è stata percorsa in lungo e in largo alla ricerca di questa banda di zingari. Inoltre ho ispezionato ogni scuderia ed ogni casolare di Tavistock, e questo per un raggio di dieci miglia.» «Mi pare che qui vicino ci sia un altro allevamento di cavalli.» «Sì, ed è certamente un fattore che non dobbiamo trascurare. Poiché Desborough, il loro cavallo, compare secondo nella lista delle scommesse, essi avevano logicamente interesse alla scomparsa del favorito. Silas Brown, l’allenatore di Mapleton, ha scommesso parecchio, ed è risaputo che non nutre alcuna amicizia verso il povero Straker. L’allevamento è stato però accuratamente perquisito e non vi abbiamo trovato il minimo indizio che possa collegarsi al nostro caso.» «E non c’è nulla che colleghi Simpson agli interessi della scuderia Mapleton? «Assolutamente nulla.» Holmes si rannicchiò nel fondo della vettura, e la conversazione cessò. Dopo pochi minuti il conducente si fermò davanti ad una graziosa villetta di mattoni rossi, dalle grondaie sporgenti, a fianco della strada. A qualche distanza, oltre un recinto, si stendeva un lungo fabbricato dal tetto di ardesia. In ogni altra direzione si allungavano fino alla linea dell’orizzonte le molli curve della brughiera che le felci morenti coloravano di bronzo, interrotte soltanto dai campanili di Tavistock e da un raggruppamento di case verso ovest, che indicavano l’ubicazione delle scuderie Mapleton. Tutti noi scendemmo a terra ad eccezione di Holmes, il quale era rimasto seduto in vettura, gli occhi fissi al cielo, completamente immerso nei suoi pensieri. Fu solo quando gli toccai il braccio che egli si risvegliò, come di soprassalto, e si decise a scendere a sua volta dalla vettura. «Vogliate scusarmi», disse, rivolgendosi in particolare al Colonnello Ross che lo stava osservando con una certa sorpresa. «Stavo sognando ad occhi aperti». Ma nel suo sguardo c’era un tale scintillio e nei suoi modi una così contenuta agitazione che subito mi convinsi, abituato com’ero alle sue stranezze, che egli avesse afferrato un indizio, per quanto non potessi avere la minima idea di cosa fosse. «Forse voi preferite recarvi subito sulla scena del delitto, signor Holmes?» chiese Gregory. «Se non vi spiace, vorrei fermarmi qui un istante e porvi qualche ulteriore domanda. Straker è stato riportato qui, immagino? «Sì, è ancora di sopra. L’inchiesta avrà luogo domani.» «Lo ha avuto al suo servizio per molti anni, non è vero, Colonnello?»
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