II.

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II.Alla fine della settimana, la vedova fu disposta a riceverci. Volendola descrivere, era una donnina esile, dalla carnagione bianca, la fronte larga e un po’ bassa, gli occhi grigi grandi e intelligenti. Sposata con un uomo molto più anziano di lei, era ancora, dopo parecchi anni di matrimonio, molto bella. Ma pareva non avesse coscienza delle proprie attrattive e non desse troppa importanza alle qualità intellettuali e morali che possedeva e che nessuno le poteva negare. Nelle circostanze ordinarie della vita era un carattere estremamente dolce e quasi debole, ma all’occasione sapeva mostrare l’energia e la fermezza che aveva in serbo. In tutta la mia vita non ho conosciuto una donna più energica di lei, quando era irritata. Cominciò il colloquio senza trascurare alcun preliminare. Il suo viso portava tracce di una notte insonne, di copiose lacrime sparse, ma quando parlò del marito defunto, salvo un leggero tremito nella voce, ella si seppe dominare con coraggio meraviglioso. «Sapete tutti e due», cominciò, «che mio marito aveva delle idee particolari, soprattutto sui doveri verso i suoi simili poveri o disgraziati; le opinioni in proposito erano più avanzate di quanto non lo siano in generale. Io amo, venero la sua memoria e, se Dio vuole, ho intenzione di seguire il suo esempio». Il notaio incominciò a provare un certo imbarazzo. «Fate forse allusione alle opinioni politiche del defunto signor Wagner?», domandò. Cinquant’anni fa le opinioni politiche del mio vecchio principale parevano nientemeno che rivoluzionarie. Oggi che le stesse opinioni sono state sancite da atti parlamentari e approvate da tutta la nazione, egli sarebbe considerato un tiepido liberale. «Non ho nulla da dirvi dal punto di vista politico», rispose mia zia; «desidero parlarvi anzitutto delle idee di mio marito sulla questione dell’impiego delle donne negli uffici». Anche a questo proposito le eresie del mio principale dell’anno 1828 sono divenute principi ortodossi nel 1878. Convinto che molti degli impieghi esclusivamente riservati agli uomini sarebbero stati tenuti convenientemente da donne, egli aveva diviso equamente gli impieghi della sua azienda, sempre più prospera, fra gli uomini e le donne. Lo scandalo provocato da questa sua innovazione è ancora presente ai superstiti di quel tempo. Gli audaci esperimenti del mio principale prosperarono comunque, in barba agli scandali. «Se mio marito fosse vissuto», continuo mia zia, «avrebbe fatto seguire alla nostra casa di Francoforte l’esempio che egli aveva dato a Londra. Appena io sarò in grado di viaggiare, andrò a Francoforte e darò alle donne di laggiù la possibilità che egli ha dato a Londra alle donne inglesi. Le sue annotazioni mi indicheranno il modo migliore per compiere questa riforma. Conto di mandare te, David», aggiunse rivolta a me, «dai nostri soci di Francoforte, signori Keller ed Engelman, con l’istruzione di lasciar liberi i posti vacanti finché io non potrò raggiungerti». S’interruppe e guardò il notaio. «Avete qualche obiezione da fare in proposito?» «Nessuna obiezione, ma vedo qualche rischio». «Quali rischi?» «A Londra, il defunto signor Wagner aveva modo di procurarsi le informazioni necessarie sulla moralità delle donne che impiegava. Non vi sarà altrettanto facile, in una città straniera, evitare le sorprese... i pericoli». Esitò non trovando con prontezza le parole atte a spiegare chiaramente e delicatamente il suo pensiero. Mia zia non diede segni di imbarazzo. «Non abbiate paura di parlare», disse, in tono freddo, «Di quali pericoli parlate?» «Voi siete una natura generosa, e le nature generose si lasciano facilmente imporre. Temo che qualche donna...» Si fermò di nuovo, stavolta per una reale interruzione. Sentimmo bussare alla porta. Era il nostro capo reparto che si presentava a chiedere udienza. Mia zia sollevò la mano. «Scusatemi, signor Hartrey… Vi raggiungo tra un istante». Tornò a guardare il notaio. «Quali donne potrebbero imporsi a me?» «Donne poco degne della vostra bontà, con qualche legame disonesto. Sarebbero quelle che voi sareste più desiderosa di aiutare, se considero la vostra facilità a impietosirvi, e che diverrebbero una fonte costante di noie e contrarietà per voi, data l’influenza deleteria dell’ambiente in cui vivono». Mia zia non rispose e parve seccata di quelle osservazioni. Si voltò verso il signor Hartrey, chiedendogli cosa volesse. Il nostro capo reparto, uomo metodico della vecchia scuola, cominciò scusandosi per la sua intrusione, e terminò porgendo una lettera a mia zia; «Quando sarete in grado di occuparvi d’affari, signora, fatemi il favore di leggere questa lettera. E nel frattempo, mi perdonerete per l’intrusione nel vostro dolore così presto dopo la perdita del mio caro e onorato principale?» Le frasi erano piuttosto formali, ma c’era del vero sentimento nella sua voce. Mia zia gli diede la mano. Lui la baciò, con le lacrime agli occhi. «Tutto quello che avete fatto è ben fatto», disse gentilmente. «Di chi è la lettera?» «È del signor Keller di Francoforte». Mia zia prese la lettera e la lesse attentamente. Data l’importanza che assume nel seguente racconto, la trascriverò integralmente. Personale e confidenziale. Caro signor Hartrey, non posso indirizzare questa mia alla signora Wagner, nel momento in cui ella è stata così dolorosamente colpita. Una circostanza urgente mi costringe a scrivere a voi come dirigente del nostro ufficio di Londra. Il mio unico figlio, Fritz, doveva terminare i propri studi all’università di Wurzburg. Mi duole dovervi confessare che egli si è innamorato di una ragazza, figlia di un medico di Wurzburg, il dottor Fontaine, morto di recente. Credo che la ragazza sia onesta e bene educata, però suo padre, morendo, non solo l’ha lasciata nella miseria, ma ha lasciato numerosi debiti. Inoltre la reputazione della madre, in città, è tutt’altro che buona, anzi si dice che i debiti del marito siano dovuti per la maggior parte ai capricci di lei. In queste condizioni desidero troncare la relazione approfittando del periodo in cui i due giovani sono momentaneamente separati per la morte del dottor Fontaine. Fritz ha abbandonato l’idea di esercitare la professione di medico e ha accettato la mia proposta di succedermi negli affari. Ho quindi deciso di inviarlo a Londra per imparare, presso la Casa madre, a dirigere gli affari. Mio figlio parte a malincuore, ma è buono e cede ai desideri di suo padre. Egli arriverà un paio di giorni dopo questa mia. Siate tanto gentile di tenerlo quanto più possibile sotto i vostri occhi, fino a quando potrò permettermi di comunicare direttamente con la signora Wagner alla quale vi prego di trasmettere l’espressione della mia sincera e rispettosa devozione. Mia zia gli rese la lettera. «Questo giovane è già arrivato?», domandò. «È arrivato ieri, signora». «Gli avete trovato un’occupazione?» «Mi sono permesso di collocarlo nel nostro ufficio di corrispondenza. Per il momento ci aiuterà a copiare lettere. Dopo le ore d’ufficio avrà una camera in casa mia, salvo vostri ordini in contrario». «Avete agito perfettamente, Hartrey, ma vi libererò in parte della vostra responsabilità. Il mio dolore non deve impedirmi di compiere il mio dovere verso il socio di mio marito. Parlerò con quel giovanotto; conducetelo da me stasera, dopo la chiusura dell’ufficio. Non ve ne andate, ora ho da fare una domanda relativa a un affare del mio povero marito, che mi interessa vivamente». Hartrey si sedette di nuovo e, dopo una breve esitazione, mia zia espose la sua domanda in termini che ci sorpresero tutti e tre.
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