LA TESTA DI CESARE -3

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«Con paura e coraggio insieme, mi precipitai alla finestra e poi retrocedetti con un grido soffocato che solo Arturo dovette aver sentito. Perchè non era un pollice e nemmeno una lumaca, quella cosa, ma la punta di un naso storto schiacciato contro il vetro e come sbiancato dalla pressione. La faccia stralunata e gli occhi dietro il vetro, al primo momento invisibili, mi apparvero poi grigi come quelli di uno spettro. Sbatacchiai insieme gli scuri alla meglio, mi precipitai nella mia camera e mi rinchiusi dentro. «Ma nel passare vidi, potrei giurarlo, una seconda finestra con sopra qualcosa che pure somigliava a una lumaca. «Forse, in fine dei conti, era meglio andare da Arturo. Se quell'essere strisciava intorno alla casa come un gatto, poteva avere propositi anche peggiori che quello d

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