Due

1003 Parole
POV di Emiliana "Sicuramente sai come fare un'entrata," osservò lui con un accenno di divertimento nella voce. Rabbrividii, in parte per l'acqua fredda e in parte per l'aiuto inatteso dall'ultima persona che avrei mai pensato mi venisse in soccorso. Mormorai un grazie, ancora scioccata dal fatto che Carlo mi avesse appena salvata da una situazione imbarazzante. "Senti, non l'ho fatto per te," affermò lui secco, come se leggesse i miei pensieri. "Non volevo affrontare il casino di spiegare perché c'è un omega annegato nel giardino del nostro branco." Mi ritrovai lì a sgocciolare, l'aria gelida della notte mi faceva rabbrividire, mentre osservavo il mio top bianco attaccarsi al corpo come una seconda pelle, ormai semitrasparente. Arrossii dalla vergogna quando mi resi conto che il mio reggiseno nero e la scollatura erano esposti davanti a Carlo. Frettolosamente incrociai le braccia, cercando di recuperare un po' di dignità. Mi sentii ancora più a disagio notando lo sguardo di Carlo indugiare su di me, con un luccichio malizioso nei suoi occhi nocciola. "Forse dovresti coprirti, a meno che tu non voglia lasciare un'impressione duratura," disse. Le mie guance diventarono di un rosso più intenso mentre gli lanciavo uno sguardo esasperato. "Potresti, non so, girarti o qualcosa del genere?" "Fidati, Emiliana, anche se sei attraente adesso, non sarei mai interessato a qualcuno del tuo rango," derise, lanciandomi la sua felpa prima di voltarsi e allontanarsi verso la parte più buia della casa del branco, coperto dalle ombre. Stringendo la mascella per l'irritazione, infilai velocemente la felpa, grata per la copertura. Il tessuto era caldo e portava un lieve profumo di lui, facendo agitare la mia lupa dentro di me, trovando un curioso conforto nell'odore di Carlo – una miscela di note legnose e un pizzico di spezie. "Emiliana! Dove sei?" La voce dell'Alfa Domenico risuonò, spingendomi a muovermi rapidamente verso di lui. "Eccoti qui," disse, mentre i suoi occhi esaminavano il mio aspetto scomposto. "Iniziavo a preoccuparmi. Cos'è successo?" Mi morsi il labbro, indecisa se menzionare l'incidente con Carlo. Prima che potessi rispondere, Alfa Domenico mi fece cenno di seguirlo. "Vieni dentro. Non è sicuro girare di notte, specialmente per un omega." Dentro la casa del branco, il calore delle luci sostituì il freddo buio esterno. Alfa Domenico mi condusse attraverso ampi corridoi, splendidamente decorati con mobili lussuosi. Entrammo in un salotto ben illuminato, dove i suoi tre figli erano seduti. Gli occhi azzurri di Luca erano fissi sullo schermo del suo telefono. Gli occhi di Carlo seguivano ogni mio movimento, i capelli scuri raccolti in un man bun. Gli occhi verdi di Tristano mi guardavano con freddezza e disprezzo. "Emiliana, ti presento i miei figli: Tristano, Carlo e Luca." "La nostra piccola opera di beneficenza è arrivata," ridacchiò Tristano. “Fate i bravi, accompagnatela nella sua stanza e aiutatela a sistemarsi,” ordinò Alfa Domenico prima di uscire dalla stanza, lasciandomi sola con i minacciosi gemelli. Rimasi lì in piedi, incerta su cosa fare o dire. “Seguimi,” disse Luca freddamente, con un'espressione indifferente. Lo seguii nei corridoi finché non arrivammo a una porta. La aprì, rivelando una stanza semplice ma elegante, un grande miglioramento rispetto alla mia vecchia camera. "Ecco la tua stanza," disse Luca, con un tono privo di calore. "Fai come se fossi a casa, o qualunque cosa." Con ciò, si voltò sui tacchi e se ne andò, lasciandomi con la sensazione di essere un'ospite indesiderata. La giornata era stata estremamente stressante e tutto quello che volevo era crollare sul letto e addormentarmi. La mattina dopo, quando mi svegliai, il sole era già completamente sorto, proiettando raggi di luce brillanti nella mia nuova stanza. “Accidenti! Farò tardi,” esclamai vedendo l'ora. Ho completato in fretta la mia routine mattutina e sono corso giù verso la sala da pranzo. I miei passi rumorosi hanno attirato l'attenzione della famiglia di Alfa Domenico. Gli occhi si sono girati verso di me, i tre gemelli mi guardavano con aria minacciosa. "Sei sveglio," disse Anna, la compagna di Alfa Domenico e Luna del branco, con un tono amichevole. "Vieni a fare colazione, Luca, Tristano e Carlo ti porteranno a scuola dopo," aggiunse, appena finito di fare colazione. "Va bene, grazie," mormorai, sebbene l'idea di condividere il tragitto verso la scuola con i gemelli mi mettesse un po' a disagio. Anna e Domenico uscirono dalla stanza, lasciandomi solo con i gemelli che stavano ancora facendo colazione. Silenziosamente, mi avvicinai a una delle sedie vuote con davanti un vassoio di cibo, presumendo fosse il mio. Proprio mentre stavo per prendere un cucchiaio del mio pasto, Tristano afferrò rapidamente il mio vassoio, svitò il tappo della sua bottiglia d'acqua e ne versò il contenuto sul mio cibo. "Non credo che il tuo corpo abbia bisogno di altro cibo," schernì Tristano, facendo ridere i suoi due fratelli alla sua 'battuta'. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime trattenute, ma mi sforzai di non mostrarle per evitare di apparire debole. "Alzati, andiamo, a meno che tu non voglia andare a scuola a piedi," mi derise Carlo. L'idea di camminare fino all'Accademia sembrava più allettante che condividere una corsa con i gemelli, ma ero già in ritardo, quindi andare a piedi non era un'opzione. "Muoviti, non abbiamo molto tempo," disse Luca irritato. I tre gemelli stavano già uscendo dalla casa del branco, diretti verso la loro lussuosa auto nera come seta. Mi affrettai il più possibile per tenere il passo con le loro lunghe falcate. Il tragitto in macchina verso la scuola fu sorprendentemente tranquillo, dato che i gemelli, fortunatamente, non prestarono attenzione alla mia presenza. Appena uscimmo dal vialetto dell'Accademia, rabbrividii sotto gli sguardi della maggior parte degli studenti, i loro occhi puntati su di me o piuttosto sui popolari gemelli... "Perché diavolo quella ragazza viene a scuola con voi?!?" urlò Diana. Diana, l'autoproclamata ape regina dell’Accademia Rifugio Lunare, alias la fidanzata di Luca. Dietro di lei c'erano Vera e Fiona, le fidanzate di Tristano e Carlo. Erano arrabbiate quanto Diana e sembravano pronte ad aggredirmi da un momento all'altro. Che guaio!
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