Capitolo 1: Cuore infranto
Il mio nome è Isabella Castrioti e provengo da una ricca famiglia che possiede un grosso conglomerato. Fin dalla giovane età, ero stata promessa in sposa. Questa era una pratica comune tra le famiglie benestanti, poiché rafforzava i legami familiari e stabiliva nuovi rapporti economici.
Parte della mia vita si era svolta in collegio. Dalla morte di mia madre infatti mio padre aveva preso la decisione di allontanarmi, e così mi aveva spedita a vivere e a studiare all'interno di un collegio.
Solo durante le vacanze avevo possibilità di fare visita a mio padre e mio fratello, e anche in quei periodi li trovavo sempre impegnati. Quando ero abbastanza fortunata, riuscivo a vederli forse una volta in una settimana durante quei periodi di vacanze.
Dato che la mia famiglia era spesso impegnata nei suoi affari, in quei mesi di vacanza e festività venivo sempre accompagnata da qualche nostro dipendente. In apparenza, poteva sembrare che non mi mancasse niente e che fossi una ragazzina viziata e privilegiata. Tuttavia, non poteva esserci nulla di più falso.
A causa delle mie capacità intellettive, ebbi la possibilità di saltare diversi anni di scuola. Per questo motivo non riuscivo a relazionarmi con i miei compagni, dato che erano più grandi di me ed erano più interessati a bere e andare alle feste. Essendo più giovane di loro, non potevo partecipare alle loro attività, motivo per il quale non venivo comunque mai invitata.
Quando compii quindici anni, mi iscrissi all'università e intrapresi un percorso che non aveva alcuna attinenza con l'attività della mia famiglia.
Mio fratello maggiore nutriva del risentimento nei miei confronti perché sentiva che avrei dovuto condividere l'eredità di nostro padre. Vedeva la mia mente brillante come una minaccia, il che mi portò a prendere la decisione di studiare qualcosa che non avesse alcuna affinità con gli interessi familiari.
Scelsi di dedicarmi alla medicina, un campo che mi avrebbe completamente allontanata dall'impresa di famiglia.
All'inizio, mio padre non aveva accolto bene l'idea, insistendo affinché studiassi qualcosa che potesse riavvicinarmi al business di famiglia. Tuttavia, alla fine cedette sostenendo che, in quanto donna, il mio futuro marito si sarebbe comunque preso cura di me.
Mi iscrissi a un'università prestigiosa. All'età di quindici anni, cominciai a vivere da sola in un lussuoso appartamento vicino all'università, che mio padre mi aveva comprato. Nonostante fossi giovane, avevo dei dipendenti a mia disposizione, tra i quali la mia tata Carmen, che si occupava di ogni mia esigenza.
A parte questo la mia vita era piuttosto ordinaria. Ero solo una studentessa qualunque, senza nessun amico. Dato che i miei compagni di corso erano più grandi di me, mi consideravano una bambina, e in un certo senso avevano ragione.
A causa di ciò, dedicavo tutto il mio tempo allo studio. Trovavo un certo conforto nella mia routine, poiché rimaneva sempre la stessa, e io ne ero soddisfatta.
Ma quando compii 18 anni, la mia vita prese un'altra direzione. Mio padre mi fece visita, cosa che non aveva mai fatto prima. Sentivo che c'era in ballo qualcosa di importante. Quando tornai a casa dall'università infatti lui era lì, e aveva bisogno di parlarmi.
"Isabella, fra qualche mese dovrai prendere marito."
Non potevo negare che la notizia mi aveva demoralizzata. Sapevo che quel giorno sarebbe arrivato prima o poi, ma non mi aspettavo che arrivasse così presto. Tuttavia, sapevo anche che quella era la strada che ero destinata a intraprendere, quindi la accettai.
"Va bene."
Dopo avermi parlato, mio padre se ne andò senza aggiungere molto altro.
La mia vita non cambiò molto dopo quella notizia, e il giorno del matrimonio arrivò senza che me ne accorgessi.
Fu un matrimonio semplice. Il mio fidanzato, ora mio marito, si chiamava Fernando Thompson. Era il figlio di un imprenditore che aveva uno status sociale pari a quello della mia famiglia. Questo matrimonio quindi sarebbe servito principalmente a rafforzare la fortuna e la posizione che entrambe le nostre famiglie già possedevano.
Dopo la cerimonia, fu organizzata una festa per celebrare le nozze, ma in realtà era stata organizzata più per il bene delle apparenze e per soddisfare i soci in affari, che per festeggiare l'avvenimento.
A dirla tutta non conoscevo nessuno in quel momento, all'infuori di mio padre, mio fratello e sua moglie.
Il ricevimento si tenne nella villa della mia famiglia, quindi dopo la festa fui portata alla casa di mio marito. La villa della sua famiglia era simile alla nostra, grande, imponente ed elegante fino all'eccesso. Tuttavia, proprio come casa mia, le mancava il calore e il senso di appartenenza che avevo visto in tanti film.
Fernando non mi aveva ancora rivolto la parola da quando ci eravamo sposati poche ore prima. Quindi, giunti a casa sua, decisi di rompere il silenzio.
"Spero che questo matrimonio possa portarci felicità," dissi entusiasta, desiderosa di poter iniziare a costruire una famiglia insieme. Era davvero attraente e volevo piacergli. Tuttavia, fu subito evidente che non provava il medesimo sentimento.
"Non farti troppe illusioni. Ho accettato di sposarti solo perché mio padre mi faceva pressione. Sono già innamorato di qualcun altro e non posso sposarla a causa tua."
Sono una ragazza dal carattere ottimista e positivo, così cercai di convincermi che sarebbe arrivato il giorno in cui anche lui avrebbe imparato ad amarmi.
"Anche tu riuscirai ad amarmi un giorno, ci arriveremo, non ti preoccupare. A proposito, dove dormiremo?" chiesi. Ero stanca e avevo bisogno di riposare.
"Non ti amerò mai. Tieni queste parole a mente perché te lo ripeterò una volta sola. Non mettermi i bastoni tra le ruote. È inutile che speri che mi innamori di te, perché non accadrà mai! Non credere che questa sia una favola e che io sia il tuo principe azzurro. Non dormiremo mai insieme, non sognarti nemmeno di condividere una camera con me. Non ci penso nemmeno a toccarti. Rispetto alla mia fidanzata, non sei nemmeno particolarmente bella. Non azzardarti a cercare di sedurmi. Ti metteresti solo in ridicolo."
Dopo aver pronunciato quelle parole, mi lasciò sola nel soggiorno mentre saliva al piano di sopra diretto nella sua stanza.
Più tardi, uno dei membri del personale di servizio si avvicinò a me per mostrarmi la mia stanza.
Nei mesi successivi, feci del mio meglio per attirare la sua attenzione, cercando di essere una buona moglie. Tuttavia, poiché non ero esperta nei lavori domestici, finii solo per irritare ancora di più Fernando, che arrivò addirittura ad urlarmi contro.
Un giorno, mentre andavo in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, notai che la porta dello studio di Fernando era aperta e la luce accesa. Così entrai per controllare se fosse ancora lì, a quell'ora così tarda.
Appena entrata, lo trovai seduto a bere, apparentemente ubriaco. Mi avvicinai a lui e quando mi vide, ebbi l'impressione che mi esaminasse da capo a piedi.
"Sei decisamente carina."
Mi afferrò la mano e mi avvicinò al suo viso. Eravamo estremamente vicini l'uno all'altra. Con l'altra mano mi accarezzò dolcemente la guancia, e subito dopo mi baciò sulle labbra.
All'inizio avevo un po' di paura, soprattutto perché nessuno mi aveva mai baciata prima. Ma cercai di calmarmi e di seguire il movimento delle sue labbra.
Quando ci allontanammo, sapevo che le mie guance erano rosse per la timidezza. mi sentivo imbarazzata per quello che era appena successo.
Nel mentre, Fernando si era alzato e mi era passato davanti, diretto verso il divano, dove si sdraiò. Non ci mise molto tempo per addormentarsi.
Non riuscivo a stare ferma. Mi sentivo sia eccitata che impaziente. Mi aveva detto che ero carina e mi aveva baciata. Sembrava che finalmente avesse iniziato a notarmi.
Coprii Fernando con una coperta e lo osservai mentre dormiva. Quando il sole era sorto, io mi trovavo ancora seduta lì sul divano accanto a lui che dormiva. Non avevo idea di quando mi fossi addormentata anche io, ma fui svegliata all'improvviso dalle urla di Fernando.
"Che diamine ci fai qui?!"
Aprii subito gli occhi e gli risposi, confusa, "Di cosa stai parlando? E quello che è successo ieri sera?"
"Esci dal mio ufficio!" insisté arrabbiato.
"Fernando io..."
"Vattene! Cavolo!"
"E quel bacio?" chiesi, sperando facesse chiarezza.
"Quale bacio? Non bacerei mai una come te! Esci!" Mi afferrò per il braccio e mi trascinò fuori dal suo ufficio.
I giorni passarono rapidamente. Pensavo che il suo scoppio d'ira quella mattina fosse dovuto alla mia confusione e alla mia ignoranza.
Mentre cominciavo a sperare davvero che forse anche io potevo piacergli, realizzai che poco a poco stavo iniziando a provare dei veri e propri sentimenti per lui. Era il mio primo amore e mi sentivo emozionatissima. Desideravo che mi amasse e lo consideravo perfetto in tutto, finché una mattina non lo vidi con un'altra donna.
Avrà avuto circa venticinque anni, era alta, snella, con i capelli biondi, due splendidi occhi azzurri e un corpo mozzafiato. Aveva un seno generoso, una vita sottile e un fisico a clessidra. Sembra uscita da una rivista o da un concorso di bellezza.
Casualmente stavo passando davanti alla stanza in cui si trovavano insieme, e intravidi il sorriso sul volto di Fernando mentre lui le si avvicinava.
Anche quella donna attraente rispose a Ferdinando guardandolo con un sorriso sulle labbra. Fu come se il mio cuore andasse in mille pezzi quando udii le parole successive.
"Fernando amore mio, non sai quanto mi sei mancato..."
Avvicinandosi a lei, Ferdinando la strinse per la vita e la baciò.
Lei gli avvolse le braccia intorno al collo, sembrava una scena uscita da un film. Il bacio terminò.
"Paola, amore! Sei già qui!"
Non riuscivo a staccare gli occhi da loro quando improvvisamente la donna si accorse di me. Anche Fernando si voltò, seguendo la direzione del suo sguardo.
"È lei?" chiese.
"Sì, è quella ragazzina viziata di nome Isabella", rispose Fernando, poi si rivolse a me. "Da oggi in poi, Paola vivrà qui con me."
"Ma tu sei mio marito," dissi, senza riuscire a trattenere le lacrime.
"Sì, sono tuo marito, ma solo perché mio padre ha minacciato di diseredarmi se non sposavo te. Altrimenti oggi sarei già sposato con Paola, e non con te. Vedi di non darle nessun fastidio. D'ora in avanti obbedirai a tutti i suoi ordini." Guardò Paola sorridendole amorevolmente. Lei gli sorrise in risposta.
"Ragazzina, vai a giocare con le bambole o quello che ti pare. I grandi adesso devono fare cose da adulti. Da questo momento sarò io a prendermi cura del mio uomo", mi schernì Paola.
Quindi prendendo la mano di Fernando saldamente tra le sue, lo guidò al piano di sopra, mentre io rimasi lì con il cuore infranto.
Alcune volte mi capitò di passare davanti alla camera di Fernando, e riuscii a sentire quello che facevano. Il giorno successivo, ci pensò Paola a farmi un resoconto dettagliato.
Il motivo per cui Fernando non poteva sposare Paola al posto mio era piuttosto semplice: pur essendo incredibilmente bella ed elegante, Paola non proveniva da una famiglia ricca e potente come la mia.
Certo non si poteva definire una poveraccia, ma non era nemmeno benestante come noi. Era per questo motivo che il padre di Fernando non aveva mai accettato che loro due si sposassero.