Leon
Non riuscivo a smettere di baciarla; era come se le sue labbra fossero fatte per essere baciate da me. I tocchi delicati dei suoi baci dimostravano che era inesperta in materia e questo mi rendeva ancora più possessivo nei suoi confronti. Farei di tutto per insegnarle a provare piacere tra le mie braccia.
Non posso fare a meno di sentirmi orgoglioso, la mia regina tremava tra le mie braccia, e in fondo sono sicuro che era così grazie ai nostri baci.
Di una cosa ero sicuro: non potevo spaventarla con i baci che ci stavamo dando. Volevo toglierle i vestiti e farla mia in quel momento. Ma non potevo farlo, perché c'era anche un pubblico, e non voglio che nessuno guardi il suo corpo, solo io posso guardarla.
Sono completamente dipendente dalla mia regina. Sta così bene tra le mie braccia! Il suo corpo incollato al mio mostra quanto sia morbido. Continuiamo a baciarci in modo molto leggero. È una novità per me, un uomo che non è abituato a baciarsi dolcemente.
Credo che tutto sia una nuova esperienza per un uomo esperto come me. Devo controllare la fame che sento, ma è dura e molto difficile.
Sto lentamente separando le nostre labbra. Devo portarla via, a casa mia, così mi prenderò cura di lei per sempre.
- Wow... - si lascia andare, scioccata, e sorrido quando vedo che sono stato io il responsabile di averla lasciata così. Il suo viso è arrossato e i suoi occhi brillano. Rifarei tutto da capo solo per lasciarla di nuovo così.
- Ti ho fatto male? - Le chiedo, preoccupato.
- No, non mi hai fatto male!
- Stai davvero bene? - Le chiedo, volendo portarla via da lì il più velocemente possibile e tornare a casa mia.
- Sì, sto bene, Leon! - Sentirla pronunciare il mio nome mi ha fatto venire il mal di pancia.
- Allora, ce ne andiamo? - Chiedo, guardando se riesco a vedere l'infermiera. Mi rendo conto che deve essersi allontanata per metterci a nostro agio.
- Sì, andiamo! - La aiuto ad alzarsi con cautela e prendo il suo zaino, lo metto sulla mia spalla, la abbraccio e usciamo insieme molto lentamente. Incontriamo l'infermiera, che ci chiede:
- Va tutto bene, Duda?
- Sì, sto bene.
- Non vuoi restare ancora un po'?
- No, grazie! - La mia regina ci ringrazia e ce ne andiamo abbracciati. Non avevamo bisogno di guardare per capire che eravamo osservati con curiosità.
Quando raggiungiamo l'auto, apro la portiera e la aiuto a salire. Le allaccio la cintura e le accarezzo il viso. Lei mi prende la mano e la bacia, accarezzandola molto lentamente. È stata una tortura per me.
- Non hai idea di quanta voglia abbia di baciarti ancora!
- E perché non mi baci? - sussurra, tenendomi ancora la mano, e con l'altra le accarezzo il viso.
- Oh, mia regina, non voglio affrettare le cose con te!
- Leon, perché sei venuto a cercarmi oggi?
- Perché sei la mia regina e ti voglio per me!
- E anche se ti avevo detto di non cercarmi, sei venuto a cercarmi? - Proprio quando penso che si stia per arrabbiare, noto che ha fatto un sorriso.
- Sì, ti ho cercato! E verrò sempre ad incontrarti anche contro la tua volontà.
- Ti ringrazio per essere venuta! - dice, sempre sorridendo.
- Ti voglio sempre al mio fianco!
- Leon, c'è qualcosa che non ti ho detto.
- So che hai dei segreti.
- Sì, li ho, sì.
- Mia regina, quando sarai pronta, voglio che tu me li dica.
- Sì, voglio dirtelo, ma non qui", acconsento e torno al mio posto, allaccio la cintura e metto in moto.
- Dimmi come è andato il corso oggi", dico, per distrarla.
- È sempre la stessa cosa: studio, faccio il mio lavoro e devo anche sopportare le battute.
- E chi è che continua a fare battute su di te, mia regina? - chiedo, afferrando saldamente il volante. Le mie dita stavano diventando bianche, ero davvero incazzato e mi chiedevo chi la stesse prendendo in giro.
- Le solite persone.
- Voglio i nomi! - Cerco di controllare la voce.
- Che senso ha?
- Nessuno parla male della mia regina!
- Sei piuttosto possessivo, vero? - ride, e io adoro sentirla ridere.
- Sì, sono molto possessiva nei confronti di ciò che è mio!
- E cosa vuol dire? - mi prende in giro, e io tengo un occhio sulla strada e l'altro su di lei.
- Che per quanto tu lo neghi, mia regina, sei mia e lo sarai sempre!
- Lo so", sussurra, e io sorrido alla sua risposta.
- Quindi mi permetterai di prendermi cura di te? - chiedo, arrivando a casa. Vedendo i cancelli aperti, mi guarda con curiosità e mi chiede:
- Chi vive qui?
- Io, e presto anche tu! - mi guarda scioccata.
- Calmati, Leon, andiamo con calma!
- Sono calmo e, come ho detto, ti voglio nella mia vita per sempre! - Appena gli addetti alla sicurezza vedono che sono io, ci fanno entrare e ci dirigiamo verso casa mia. Quando parcheggio nel mio vialetto, mi giro verso di lei e le dico: "Eccoci qui, mia regina.
- Leon, voglio andare a casa mia.
- Non ancora, vieni a casa mia e dopo che ti sarai riposata ti accompagnerò".
Lei mi guarda senza capire nulla.
- Leon, non voglio andare a casa tua! - comincia ad agitarsi.
- Perché no? Non preoccuparti, c'è la mia cameriera", le dico, e vedo il suo volto sollevato. Scendo rapidamente dall'auto e vado al suo fianco per aprire la porta, in modo da non darle la possibilità di scappare.
- Grazie", dice mentre la aiuto a scendere dall'auto e ci dirigiamo in silenzio verso la casa. Vedo Olivia venire verso di noi.
- Signor Vitorino, buon pomeriggio! Il pranzo è quasi pronto - la guardo con curiosità.
- E come sapeva che sarei tornato a casa?
- La signorina Vanessa mi ha chiamato per avvertirmi del suo arrivo", mi spiega, e capisco che Vanessa è stata davvero saggia.
- Grazie, Olivia, non appena sarai pronta, ti prego di farcelo sapere.
Conduco la mia regina verso la mia stanza, o meglio, la nostra stanza, e apro la porta. Duda mi guarda e chiede:
- Cosa ci facciamo in questa stanza?
- Ti ho portato qui perché tu possa riposare", rispondo senza guardarla.
- E chi dice che voglio stare qui in questa stanza? - dice con rabbia.
- Sono io che comando qui, mia regina, riposati un po', ti lascio in pace", dico, anche se vorrei starle vicino.
- Quindi non vuoi stare qui con me?
- Per quanto lo voglia, non ti costringerò a fare nulla.
Esco velocemente dalla stanza, temendo di essere tentato di tornare dentro e reclamarla. Mi dirigo verso l'ufficio e quando arrivo faccio qualche telefonata. Parlo con Vanessa e le dico che la mia regina era qui in casa, ma non le dico che Duda era stato male.
Parliamo ancora un po' e presto mi accorgo che Olivia sta arrivando e la saluto, dicendole che avrei portato Duda a casa più tardi.
- Sei pronta, Olivia? - Le chiedo, non appena chiudo la telefonata.
- Sì. E lei, signor Vitorino. E lei, signor Vitorino?
- Sta riposando. Grazie, Olivia! Vado in camera mia per chiamarla.
Torno in camera e quando arrivo sento piangere. Entro disperato e la scena mi colpisce al cuore: la mia regina era distesa a piangere. Vado subito al letto, la prendo in braccio e le chiedo:
- Cosa c'è che non va, mia regina, perché piangi?
- Leon, non ce la faccio più! - mi abbraccia più forte e rimaniamo così per qualche tempo.
- Dimmi, mia regina, cosa ti succede?
- Leon, devo dirti una cosa e non ce la faccio più! - cerca di liberarsi dalle mie braccia, ma non ci riesce, perché la tengo io. Quando ci prova ancora una volta, la lascio andare e le dico, vedendo che ha iniziato a camminare su e giù:
- Devi calmarti!
- Come vuoi che mi calmi? - mi chiede, piangendo ancora nervosamente, e io cerco di prenderla in braccio, ma lei si allontana, dicendo: - Non avvicinarti a me.
- Mia regina, vieni qui, cerca di stare calma.
- Come puoi pretendere che io sia calma quando ricevo questi maledetti messaggi? - esplode, e poi noto che il suo cellulare giace sul pavimento. Lo raccolgo e premo un tasto qualsiasi. Ben presto appaiono i messaggi, che mi fanno spaventare e anche arrabbiare molto, volendo andare da lui e mostrargli a chi appartiene la mia regina.
"Chi è quell'uomo che ti abbracciava, puttana?".
"Tu sei mia, solo mia!"
"Continui a ignorarmi in questo modo, vero, sgualdrina?".
"Rispondi alle mie chiamate!"
"Non sei cambiata per niente, vero, puttana?"
"Non ti manca quella notte meravigliosa, vero?".
Non appena ho finito di leggere i messaggi, guardo lei, che mi guardava con timore e paura, e le chiedo:
- Da quando ricevi questi messaggi? - Cerco di controllare la mia gelosia.
- Da ieri.
- E qui c'è scritto che siete andati a letto insieme? Chi è lui?
Lei fa un sorriso triste e dice nervosamente:
- Se avessi saputo chi era quel figlio di puttana, l'avrei messo in prigione due anni fa.
- Di cosa stai parlando, Duda? - Chiedo, non capendo nulla.
- Non capisci, vero?
- Sinceramente, ci sto provando. Perché questo pazzo ti tormenta? - Prendo il cellulare e compongo il numero, cercando di chiamare, ma dice inesistente.
- Leon, te lo dico io...
- Allora dimmi chi è questo figlio di puttana! - Chiedo, volendo porre fine alla corsa di quest'uomo.
- Leon, non so chi sia!
- Cosa vuol dire che non sai chi è?
- Non l'ho mai visto in faccia.
- Non capisco.
- Leon, due anni fa sono stata violentata", sussurra, senza guardarmi.
- Cosa? - grido, scioccato.